Italia

Da Amazon a Facebook: solo 9 milioni di tasse pagate in Italia dai sei…

  • Abbonati
  • Accedi
fisco

Da Amazon a Facebook: solo 9 milioni di tasse pagate in Italia dai sei colossi del web

Afp
Afp

La web tax è ormai all’ordine del giorno in Italia. Sia in Parlamento dove si sta studiando un emendamento alla manovrina sia sul tavolo del G7 delle Finanze che si sta svolgendo a Bari. Il tema è noto, con l’avvento della digital economy i colossi del web fatturano nei paradisi fiscali i ricavi realizzati in Italia pagando al fisco italiano solo le briciole. Meno noti sono tutti i numeri sulle tasse pagate finora da queste multinazionali: secondo gli ultimi bilanci depositati sei multinazionali - Airbnb, Amazon, Booking, Facebook, Google e Twitter - hanno pagato in tutto 9 milioni di tasse al Fisco italiano. Una miseria. Anche se il vento sta già cambiando: a esempio Google ha appena chiuso un accordo con l’Agenzia delle entrate da 306 milioni e Amazon potrebbe seguirla presto.

Gli ultimi dati dai bilanci
Se si vanno a spulciare i dati degli ultimi bilanci depositati presso il registro delle imprese delle Camere di Commercio si scopre infatti che le sei Srl aperte in Italia dai giganti del web hanno giri di affari e di conseguenza imposizioni fiscali da micro impresa. È il caso di Facebook che nel 2015 ha registrato 7,5 milioni di ricavi delle vendite e delle prestazioni e ha pagato un totale di imposte sul reddito d’esercizio di 203mila euro (erano 305mila nel bilancio 2014). Ancora più piccoli i numeri di Twitter e Airbnb: il conto economico dell’azienda dei famosi cinguettii riporta un totale valore della produzione di 3,9 milioni di euro e 112mila euro di imposte nel 2015 (32mila nel 2014). Mentre il portale degli affitti più utilizzato al mondo riporta 1,5 milioni di ricavi e 45mila euro di tasse pagate in Italia (39mila euro l’anno prima). Più importanti, si fa per dire, i conti di Google, Amazon e Booking. Il colosso di Mountain view nel 2015 ha pagato 2,231 milioni al Fisco italiano (2,186 nel 2014), mentre il sito per le prenotazioni ha sborsato 3,895 milioni (753mila euro l’anno prima). Infine Amazon che secondo il bilancio del 2016 ha ricevuto un conto dal Fisco per quasi 2,6 milioni (1,5 nel 2015).

Primi accordi con il Fisco in attesa della web tax
Proprio nei giorni scorsi Google ha aperto la strada decidendo di versare al fisco italiano 306 milioni di euro per mettere una pietra sopra l’accertamento dell’Agenzia delle Entrate che aveva accusato il colosso di Mountain view di avere evaso le tasse dal 2002 al 2015. In realtà la prima in assoluto è stata Apple che nel dicembre 2015 ha pagato 318 milioni. Il prossimo colosso web che potrebbe venire a patti con il Fisco italiano sarà Amazon che è stata accusata dalla procura di Milano di aver evaso 130 milioni. Dopo anni di annunci potrebbe essere la volta buona anche per l’avvento di una web tax in Italia. L’idea di fondo a cui si sta lavorando è quella di introdurre un istituto di cooperazione rafforzata per le imprese non residenti che appartengono a multinazionali con ricavi consolidati superiori a 50 miliardi di euro e che svolgono un’attività economica tale da configurare una stabile organizzazione in Italia.

© Riproduzione riservata