2/6 Italia / La tortura resta reato «comune». Pene fino all’ergastolo
Anche nell’ultima versione del testo dopo gli emendamenti dei relatori la tortura è configurata come rato comune e non proprio cioè commesso da un pubblico ufficiale. La pena prevista va da 4 a 10 anni per chi «con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza o che si trovi in condizioni di minorata difesa, è punito con la pena della reclusione da 4 a 10 anni se il fatto è compiuto mediante più condotte ovvero se comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona». Prevista l’aggravante se l’autore del reato è un pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio. In questo caso la pena della reclusione sale da 5 a 12 anni. Le pene sono aumentate di un terzo in caso di lesioni gravi e della metà in caso di lesioni gravissime. E arrivano fino a 30 anni in caso di morte come «conseguenza non voluta» e all’ergastolo in caso l’autore del reato abbia provocato volontariamente la morte della persone offesa.
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