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Dossier Elva, Cencenighe, San Luca: paesi d’Italia dove non si trova…

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    Dossier | N. 86 articoliElezioni amministrative 2017

    Elva, Cencenighe, San Luca: paesi d’Italia dove non si trova un candidato sindaco

    Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Elva (Cuneo)
    Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Elva (Cuneo)

    A Elva, paesino di alta montagna del cuneese stanno scappando via tutti; a Cencenighe lavorano tutti allo stabilimento della Luxottica e non hanno tempo; a San Luca le faide di mafia hanno lasciato in paese solo paura. E così non ci sono candidati, non ci sono liste elettorali, non ci saranno sindaci. L’11 giugno i cittadini avrebbero dovuto votare ma non sarà possibile. La prefettura nominerà un commissario per un anno, poi nel 2018 si potrà ritentare. Ammesso che qualcuno, nel frattempo, offra la sua disponibilità a diventare primo cittadino.

    La città degli artigiani delle parrucche
    Alte Valle Maira (1.700 metri di altitudine), in provincia di Cuneo, 97 abitanti, molti dei quali soprannominati “Caviè”, cioè artigiani delle parrucche. È Elva. Qui sabato scorso in municipio non si è presentato nessuno. Nessuno è riuscito a formare un gruppo di almeno cinque candidati più un candidato sindaco in modo da formare una lista e dare continuità amministrativa al comune. Eppure tanti sarebbero i problemi da risolvere: il paesino fa i conti con la chiusura da oltre un anno della strada di collegamento con la bassa valle, con la difficoltà della vita in alta montagna e con la carenza di servizi. Nel 1987 si è aggiudicato il triste primato di comune con il reddito pro capite più basso d’Italia. Eppure, nonostante la difficile logistica, Elva è un luogo di forte attrazione turistica, la sua chiesa parrocchiale affrescata dal pittore Hans Clemer, è un vero capolavoro. E poi c’è la tradizione degli artigiani delle parrucche d’alta fattura, un prodotto che in passato da qui è stato esportato ovunque nelle corti europee, in particolare francesi e inglesi. Ora ad andarsene non sono più le parrucche ma i residenti: ufficialmente 100 ma circa la metà non trascorre tutto l’anno nel comune. E così un sindaco non si trova.

    Piena occupazione, nessuno si occupa del municipio
    Dal cuneese al bellunese, un altro comune, un’altra storia. Siamo a Cencenighe Agordino, villaggio di 1.311 abitanti incastonato nelle Dolomiti. Anche qui la poltrona di sindaco a questo giro resterà vuota. Il sindaco uscente William Faè, 44 anni, non si dà pace. Avrebbe continuato volentieri a ricoprire quella carica se solo avesse trovato un concittadino pensionato disponibile a fargli da vice e a fare la spola con Belluno (a 50 minuti di macchina) ogni volta che la macchina burocratica lo richiedesse. Ma nessuno gli ha dato la disponibilità e lui non se l’è sentita di accollarsi tutto l’onere da solo. Qui i giovani nemmeno a cercarli per svolgere le mansioni di amministrazione della città. Con lo stabilimento della Luxottica a un tiro di schioppo, non c’è un solo disoccupato in giro. E le indennità di sindaco e assessori sono troppo basse rispetto allo stipendio della fabbrica. Risultato: sarà il commissario a guidare il comune. Scendendo più a sud, provincia di Macerata, un altro esempio di città senza “governo”: Penna San Giovanni. Qui gli abitanti sono 1.142 e sono circondati da una campagna di alta collina che domina il territorio dalla catena dei Monti Sibillini alla costa Adriatica. Il sindaco uscente Giuseppe Mancinelli stava cercando di presentare una lista ma improvvisamente ha dovuto lasciare la cittadina per problemi familiari. E nessun sostituto gli è venuto in soccorso.

    Il paese delle faide
    E poi c’è il meridione. il paese di San Luca (parte della città metropolitana di Reggio Calabria) tristemente noto per essere il cuore della ’ndrangheta. Qui vivono quasi quattromila abitanti alle falde dell’Aspromonte ma nessuno si è candidato. Quattro anni fa il comune è stato sciolto dal Governo per infaltrazioni mafiose. Nel 2015 finalmente fu presentata una sola lista “Liberi di ricominciare” che però non ottenne il quorum sufficiente per amministrare. Quest’anno nessuno si è fatto avanti. La paura la fa da padrona dopo la sanguinosa faida culminata nella strage di Duisburg dell’agosto 2007, quando furono uccise sei persone. Ma la paura, l’isolamento montano e la piena occupazione possono giustificare l’abbandono? Questo sì sarebbe un bel dilemma da porre alla classe politica.

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