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Alitalia e il miliardo delle banche già in fumo

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il conto salato per gli istituti

Alitalia e il miliardo delle banche già in fumo

Quel biglietto per salire sulla tolda di comando di Alitalia è costato caro, molto caro. Un viaggio di sola andata per le banche divenute loro malgrado i principali azionisti dell’agonizzante compagnia di bandiera.
I due big bancari del Paese, Intesa e Unicredit , che in Cai erano arrivati a detenere due terzi del capitale pagano il grosso del conto. Cui si aggiungono più defilate la Popolare di Sondrio e l’onnipresente Mps. Solo dalla conversione di parte dei loro prestiti in azioni, avvenuta con la ristrutturazione del debito di fine 2014, arriva la botta più consistente. Le 4 banche infatti hanno rilevato azioni per un valore di 437 milioni di euro sui 478 milioni totali. UniCredit ha sottoscritto titoli per 180 milioni, Intesa a ruota per 157 milioni, la popolare di Sondrio per 75 milioni e Mps la rimanenza. Ora quelle azioni con l’insolvenza e la messa in amministrazione straordinaria valgono zero, valgono il pezzo di carta su cui è iscritto l’importo. Soldi bruciati in poco più di due anni. Ma la perdita che deriva dall’essere divenuti i soci forti del vettore, non è l’unica.

In conto vanno o andranno messi i crediti tuttora esistenti e che con l’amministrazione straordinaria diventano di difficilissimo recupero. L’Alitalia che è sommersa oggi di debiti complessivi per 3 miliardi, aveva a fine 2015 un indebitamento solo finanziario per oltre 1,2 miliardi. Di questi circa la metà sono obbligazioni. Una da 375 milioni sottoscritta per 300 milioni dalle sole Generali, l’altra di 116 milioni,emesse entrambe nel 2015. Ovvio che anche i due maxi-bond saranno di difficile se non impossibile recupero. Per il resto oltre 600 milioni erano a fine 2015 costituiti da debiti bancari.

Al gruppetto delle 4 banche italiane esposte strutturalmente con Alitalia, si sono aggiunte due istituti esteri la DVb bank e Investec che hanno aperto linee di credito a fine 2015 per 121 milioni. Le indiscrezioni dicono che l’indebitamento finanziario potrebbe essere salito da 1,2 a 1,6 miliardi nel corso del 2016. Saranno i commissari a dettagliare l’ammontare preciso delle esposizioni bancarie. Un fatto però è già assodato. Quel monte di debiti che grava sulla compagnia insolvente rimarrà congelata nel passivo per lungo tempo e il rischio più che concreto è che qualsiasi rotta prenderà l’Alitalia commissariata , le banche dovranno dire un quasi addio a quei denari. Non solo. Al mezzo miliardo di prestiti in capo alle banche italiane vanno aggiunti altri 200 milioni di crediti rimasti in pancia a Cai. Tra la conversione amara di parte dei crediti in capitale di fine 2014 (oggi di fatto azzerato) e la massa creditizia rimasta in capo a Alitalia il conto per UniCredit, Intesa, la Popolare di Sondrio e Mps supera ampiamente il miliardo. Del resto la sola UniCredit, come dichiarato da Mustier, ha perso sul vettore disastrato 500 milioni. Prestiti sofferenti che sono stati in parte già svalutati a bilancio. Certo è che con i capitani coraggiosi che si sono volatilizzati prima possibile dal carrozzone volante, il conto da pagare è finito alle banche che si sono sostituite di fatto agli imprenditori chiamati a raccolta da Berlusconi nel 2008. Il cerino da un miliardo di perdite è rimasto in mano al sistema bancario. Storia ahinoi già vista molte volte nelle crisi aziendali del Belpaese.

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