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Università, a rischio 7 miliardi e la no tax area per gli studenti

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ritirato l’emendamento salva fondi

Università, a rischio 7 miliardi e la no tax area per gli studenti

Scoppia una pesante grana per l’università. Con il ritiro da parte del Governo dell’emendamento alla manovrina non è arrivata infatti l’attesa ciambella di salvataggio che doveva riconfermare i costi standard con cui sono assegnati i fondi agli atenei - quest’anno 7 miliardi - e che sono stati bocciati lo scorso 11 maggio dalla Consulta. Un parametro che serve tra l’altro per far decollare dal prossimo anno accademico la no tax area, l’esenzione dalle tasse universitarie per gli studenti con meno di 13mila euro di Isee. Approvato invece in commissione Bilancio l’emendamento con la sanatoria per l’Iva detratta negli anni passati dagli enti per il diritto allo studio sui servizi di vitto e alloggio e su cui il Fisco ha cominciato nei mesi scorsi a chiederne la restituzione con il rischio di mettere in ginocchio queste prestazioni.

L’emendamento sull’Iva sui servizi di vitto e alloggio offerti agli studenti universitari nasce per contrastare l'interpretazione della normativa
adottata dall’agenzia delle Entrate che li considera esenti dall’imposta. Un’interpretazione secondo la quale tutte le aziende regionali che abbiano considerato i servizi di vitto e alloggio imponibili di Iva (poi detratta) saranno soggette ad accertamento in quanto avrebbero compiuto un'operazione illegittima. Secondo alcune stime portate sul tavolo dell’ultima Conferenza delle Regioni le cifre in ballo si aggirerebbero per difetto sui 150-200 milioni da sottrarre agli enti per il diritto allo studio. Per scongiurare questo effetto disastroso la commissione Bilancio ha approvato un emendamento alla manovrina che se da una parte chiarisce che questi servizi sono esenti dall’Iva, dall’altra «in considerazione dell’incertezza interpretativa pregressa», recita l’emendamento, fa salvi «i comportamenti difformi» seguiti dagli enti e istituti per il diritto allo studio.

Il Governo aveva lavorato anche a un emendamento per salvare i costi standard bocciati dalla Corte costituzionale lo scorso 11 maggio per deficit di delega: il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, nel definirne il meccanismo che serve ad assegnare i finanziamenti alle università in base ad un prezzo giusto definito in base alle risorse disponibili (docenti per studenti,spazi, ecc.) ha fatto ricorso ad atti ministeriali. E invece secondo i giudici costituzionali servivano provvedimenti legislativi. Da qui la necessità urgente di un intervento in Parlamento. Il Governo aveva presentato un emendamento alla manovrina proprio per assicurare la continuità e l’integrale distribuzione dei finanziamenti per le università statali, confermando anche assegnazioni già disposte per gli anni 2014,2015 e 2016 effettuate sempre con il costo standard. Ma l’atteso salvataggio non è arrivato, visto che l’emendamento del Governo è stato ritirato. Se non si correrà presto ai ripari il fondo 2017 da 7 miliardi potrebbe essere a rischio così come potrebbe non decollare la no tax area - l’esenzione dalle tasse universitarie per gli studenti con Isee sotto i 13mila euro - che per calcolare le coperture (55 milioni) si basa proprio sul costo standard.

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