Continua la “campagna promozionale” del segretario dem Matteo Renzi a favore di un sistema di voto “alla tedesca”, ipotesi su cui si registra una convergenza trasversale in vista dell'approdo in Aula, il 5 giugno, del testo base della riforma della legge elettorale su cui è al lavoro la commissione Affari costituzionali. Il palco dal quale torna a parlare del sistema tedesco è quello della Direzione nazionale Pd, riunita a Roma per la prima volta dopo la sua rielezione a segretario del partito. La Direzione in serata ha poi approvato la proposta Pd sul sistema tedesco con 33 astenuti, tra i quali gli esponenti della mozione Orlando.
Il suo «punto chiave», ha spiegato alla platea Renzi, «è che noi siano davanti al bivio di una soluzione che porta alla pacificazione istituzionale, con l'80 per cento dei partiti che lo vuole e porta il paese a ordinato svolgimento del passaggio elettorale senza forzature». La legge elettorale, ha poi aggiunto l'ex premier, «va fatta non perché abbiamo impazienza di andare a votare ma perché è condizione di serietà del patto con il Capo dello Stato e con i cittadini». «Sostenere che il voto costituisce una minaccia – osserva poi - è una tesi suggestiva».
Orlandiani contro proporzionale e voto in autunno
Uno dei capitoli più delicati del dossier voto e legge elettorale è il rapporto con il Governo Gentiloni. Il premier, secondo un documento sottoscritto oggi da 31 senatori della minoranza orlandiana dovrebbe poter rimanere senza timori a Palazzo chigi «da qui a fine legislatura» per « procedere senza indugi sulla via delle riforme e garantire quella stabilità necessaria per poter affrontare anche i prossimi appuntamenti di bilancio». La richiesta della minoranza orlandiana (che non entrerà nella segreteria unitaria proposta dal segretario dem al pari dell’area che fa capo a Michele Emiliano), è un chiaro segnale di ostilità al sistema proporzionale e all’ipotesi di voto in autunno. Tutt’altra la linea di Renzi, che in direzione ricorda che il sostegno al governo significa «sostenere noi stessi» e che «quando si vota lo si decide nei luoghi competenti», ma al tempo stesso «in democrazia capita di votare», e «sostenere che il voto costituisce una minaccia è una tesi suggestiva che non suggerirei ai
giovani».
Sì a calendario lavori concordato con Forza Italia
In questo quadro, il segretario propone quindi alla direzione di non voltarsi indietro, di non perdere altro tempo cercando alternative, ma di deliberarae il via libera al sistema tedesco e del calendario concordato dai capigruppo parlamentari dem e azzurri, Rosato, Zanda, Brunetta e Romani. Questo prevede, in sintesi, l’inizio delle votazioni in prima commissione da giovedì 1° giugno, passaggio in Aula il lunedì successivo (5 giugno) e, una volta approvato dall'Assemblea di Montecitorio, trasmissione immediata al Senato che dovrebbe approvare in modo definitivo la nuova legge elettorale entro la prima settimana di luglio. Tempi stretti da rispettare assolutamente, incalza Renzi, «altrimenti non si fa più». Il via libera dovrebbe comprendere anche la soglia di sbarramento al 5% che tanto dispiace ai centristi di Alfano, ma «la nostra serietà è quella di offrire al Paese un sistema che abbia un consenso più ampio possibile», aggiunge il segretario.
Il Pd «è la forza tranquilla che può cambiare l’Italia»
«Il giorno dopo l'ok alla legge elettorale - prosegue Renzi la sfida sarà sui contenuti, su quale idea di Italia abbiamo, e su questo abbiamo la presunzione di essere, come Pd, quelli che dettano l'agenda. Non siamo a fare battaglia di retroguardia ma ad immaginare un futuro». Ad essere populista, insiste, «è colui il quale non solo dice cose che la gente vuole sentirsi dire ma che non si rende conto che in questa fase la grande sfida della politica è avere un progetto, una visione». Noi, «vogliamo vincere le elezioni perché abbiamo chiara la consapevolezza che il nostro è un disegno di lungo periodo, noi siamo la forza tranquilla che può cambiare l'Italia», chiarisce in conclusione il segretario chiudendo la sua relazione alla Direzione Pd.
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