A questo punto è quasi scontato che il Tedeschellum finisca in qualche cassetto della commissione affari costituzionali assieme al Rosatellum e alle decine di proposte di legge elettorale depositate nel corso di questa legislatura, nata sotto l'egida della grande coalizione, proprio per partorire la riforma costituzionale e appunto la legge elettorale. Entrambe sono state abortire. Al di là del merito dei torti e delle ragioni dei vari posizionamenti, emerge un quadro desolante che non lascia presagire niente di buono per il futuro. A prescindere da quando si voterà.
Eppure il tedeschellum, la legge elettorale che del modello tedesco prende a prestito il sistema proporzionale e lo sbarramento al 5% , fino a due giorni fa sembrava contare su una larghissima maggioranza, circa 2/3 del Parlamento, tanti quanto sono i deputati e i senatori di Pd, M5s, Fi e Lega. Invece, come già si era intravisto ieri, quella che sembrava una falange si è trasformata in un drappello scomposto, in un rimpallo di accuse reciproche. Grillo del resto aveva annunciato un nuovo referendum tra gli iscritti tra sabato e domenica per tacitare il dissenso crescente tra i suoi e, guarda caso, in concomitanza con le amministrative, che per il Movimento non si annunciano particolarmente favorevoli.
Un modo per spostare l'attenzione ma anche – in caso di intesa saltata – per tornare in sintonia con quanti si sentono traditi dal patto con Renzi e Berlusconi. Ma prima ancora del voto on line dei grillini, la riforma della legge elettorale è stata impallinata alla Camera dai franchi tiratori, su un emendamento della Fi Biancofiore che vedeva il no della commissione. Un primo assaggio di quello che sarebbe potuto succedere si era avuto già ieri con la prima comparsa dei franchi tiratori in occasione del voto sulle pregiudiziali di costituzionalità.
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