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Il naufragio della legge elettorale frutto delle divisioni interne ai partiti

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Il naufragio della legge elettorale frutto delle divisioni interne ai partiti

(LaPresse)
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Il patto a 4 è naufragato e con questo, molto probabilmente, anche la prospettiva di restituire al Paese una nuova legge elettorale. Si voterà con i sistemi usciti dalle censure della Corte costituzionale, prima sul Porcellum e poi sull'Italicum, che - consegnando due leggi elettorali molto diverse tra Camera e Senato - contribuiranno a rendere ancora più ingovernabile il Paese nella prossima legislatura. Non che il Tedeschellum, come è stata ribattezzata la legge elettorale abortita ieri, fosse il miglior sistema possibile: tutt’altro. Era però certamente migliore di quello con cui andremo a votare. E il rimpallo delle responsabilità a cui abbiamo assistito tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle è solo la conferma dell'irresponsabilità di una classe politica. Anche perchè è evidente che ad affossare la legge sono state le divisioni interne in entrambe le forze politiche.

Le contorsioni di Grillo degli ultimi giorni, che prima annuncia una nuova consultazione on line salvo poi ribadire che la legge deve andare avanti, così come i malumori espressi dalla minoranza dem, che si sono rivelati anche nel voto dei franchi tiratori, erano i presupposti del fallimento conclamatosi ieri. A fregarsi le mani sono i partitini - dai centristi di Alfano ai bersaniandalemiani di Mdp - coloro che avrebbero subito la tagliola del 5% prevista dal sistema simil tedesco. Con loro l’esercito (sempre numeroso) di quanti puntano più semplicemente a mantenere la poltrona per altri 8 mesi.

Il naufragio dell’intesa porta infatti con sé la conseguenza che tornare in tempi rapidi al voto è ora più difficile. Una conclusione a cui la Borsa ieri è giunta appena 10 minuti dopo il deprofundis recitato dal relatore Fiano sulla legge elettorale. Attenzione però: così come nessuno aveva ritenuto pericoloso l'emendamento sul Trentino alto Adige, così l'incidente che potrebbe portare alla fine del governo e della legislatura potrebbe rivelarsi nelle prossime settimane. Il mirino è puntato sui voti di fiducia alla manovrina, che Mdp ha già detto non voterà, e su quello per la riforma del processo penale invisa ai centristi di Alfano. Ma chissà che la sorpresa non si annidi altrove. Qualcuno (Matteo Renzi?) di certo ci sta già lavorando.

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