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Per Pd e Fi è l’ora di riaprire le coalizioni

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Per Pd e Fi è l’ora di riaprire le coalizioni

  • –Emilia Patta

Oltre mille Comuni al voto, di cui 4 capoluoghi di Regione (Palermo, Genova, Catanzaro e L’Aquila) e 21 di Provincia. In tutto 9 milioni di italiani saranno chiamati oggi a scegliere il proprio sindaco e a rinnovare i consigli comunali. Un test meno importante di quello dello scorso anno, con città come Roma, Milano, Torino e Napoli coinvolte, ma comunque significativo come spiega l’analisi di Roberto D’Alimonte in pagina. Colpisce dunque la luce bassissima che i partiti hanno riservato a questa campagna elettorale, depoliticizzando de facto l’appuntamento. Rispetto allo scorso anno, tuttavia, una novità politica potrebbe esserci: allora, a partire dalle città simbolo Roma e Torino, la sfida fu soprattutto tra Pd e M5S, e fu vinta dal movimento di Beppe Grillo, mentre il centrodestra se la giocò solamente a Milano. Ora per il M5s sarà difficile ripetere l’exploit del 2016, e in fondo in questo sperano nel Pd: registrare un’inversione di tendenza. Il responsabile dem degli Enti locali Matteo Ricci prevede che tra le grandi città solo a Taranto e Alessandria il M5s dovrebbe arrivare al ballottaggio: «Probabilmente il nostro avversario sarà quasi sempre il centrodestra in queste amministrative, e non il M5S come l’anno scorso».

E qui si inserisce l’elemento di riflessione politica più importante per Pd e Fi: quello delle alleanze. Con il fallimento dell’accordo a quattro sul proporzionale alla tedesca, sistema che non prevede coalizioni pre-elettorali, il cantiere delle storiche alleanze potrebbe riaprirsi. Soprattutto se lo schema dovesse rivelarsi vincente alla fine di questo turno di amministrative. Vero che la storica alleanza del Pd con i vendoliani di Sel si è rotta dopo le elezioni del 2013, e già le amministrative dello scorso anno hanno certificato il dato diffuso di un candidato di “estrema” sinistra alternativo a quello del Pd. Ma è anche vero che a livello locale la vocazione maggioritaria del Pd impersonata dalla leadership di Matteo Renzi è contraddetta dall’alleanza preponderante con liste civiche di sinistra. Liste in cui sono quasi ovunque confluiti anche i bersaniani di Mdp, che hanno rinunciato a presentarsi con il loro nuovo simbolo a livello locale. Quindi a livello locale lo schema del centrosinistra, sia pure rimpicciolito per la rottura con Sel, regge. Di contro il fallimento del tentativo di riforma elettorale alla tedesca mette Silvio Berlusconi, che aveva sperato di poter correre da solo per eludere il nodo del rapporto programmatico con i “populisti” Salvini e Meloni, di fronte alla realtà di una Forza Italia competitiva solo se alleata alla Lega. A ballottaggi conclusi, tra 15 giorni, si potrà ragionare meglio sui riflessi nazionali del voto di domani nei mille Comuni. Ma la prospettiva di tornare al voto con i due “Consultellum” ha già riaperto il dialogo a sinistra, come mostra la proposta di coalizione per il Senato (alla Camera c’è il premio alla lista) avanzata da Renzi all’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

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