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Dossier Il Pd aspetta i ballottaggi e studia la coalizione larga

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    Dossier | N. 86 articoliElezioni amministrative 2017

    Il Pd aspetta i ballottaggi e studia la coalizione larga

    I primi dati sulle comunali 2017 fanno tirare un sospiro di sollievo a Matteo Renzi e al gruppo dirigente del Pd. Il principale avversario, il M5s, è infatti rimasto fuori dai ballottaggi delle grandi città, a partire da Genova, patria di Beppe Grillo e diventata terreno di una faida interna. Il risultato riconsegna un quadro politico soprattutto bipolare con i candidati di centrosinistra e di centrodestra che si sfideranno ai ballottaggi tra due settimane. L'unico che ottiene un'immediata riconferma al primo turno è il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, appoggiato dal Pd.

    Secondo Renzi la sconfitta grillina è un dato politico perché vorrebbe dire, come spiega il responsabile Enti Locali del Pd Matteo Ricci «che a un anno dalla vittoria di Roma e Torino, messi alla prova del governo locale, c'è un giudizio negativo». Secondo i dem, oltre al caso di Roma, divenuta quasi la metafora nazionale dell'incapacità grillina di passare dalla protesta al governo, a influire nella battuta d'arresto del M5S è stata anche la scarsa affidabilità dimostrata nella vicenda della legge elettorale in Parlamento, con l'ala dura dei grillini che ha fatto saltare il patto a quattro (con il Pd, appunto, ma anche con Fi e la Lega) che secondo i sondaggi era invece ben visto dalla maggioranza degli italiani.

    Ma per fare un'analisi più approfondita sulle alleanze a livello nazionale bisognerà aspettare l'esito dei ballottaggi: il Pd dovrà contare in quante città resterà alla guida per verificare se ha ancora senso un'alleanza classica di centrosinistra. L'impressione a caldo è che, con il M5s in difficoltà, ritornano le vecchie coalizioni di centrodestra e di centrosinistra. E non a caso contro l'autosufficienza del Pd fa subito sentire la sua voce l'area che va dall'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia a Sinistra italiana (la vecchia Sel di Nichi Vendola, laddove non si è unita ai fuoriusciti dal Pd, è ormai fermamente autonoma anche a livello locale già dalle elezioni amministrative dello scorso anno): «Laddove la sinistra è dentro il centrosinistra va, dove il Pd sceglie l'autosufficienza resta fuori», è la tesi. Sostenuta ad esempio dal bersaniano Roberto Speranza, quando nota che nell'unico capoluogo in cui si è presentato in autonomia, ossia Catanzaro, il Pd è rimasto fuori dai ballottaggi.

    Quello che Speranza evita di chiarire è come mai la nuova formazione dei bersaniani, Mdp, ha appoggiato quasi ovunque il candidato sindaco del Pd a livello locale mentre a livello nazionale dichiara la non compatibilità con il Pd finché a guidarlo sarà un leader come Renzi appena riconfermato tale con due milioni di elettori alle primarie. Non è un caso se Renzi, che tutto ha in mente fuorché fare alleanze alle prossime elezioni politiche con gli scissionisti bersaniani appena usciti dal Pd sbattendo rumorosamente la porta, si rivolge soprattutto a Pisapia e al mondo “civile” per la costruzione di un Pd allargato. Che ormai, tramontata l'ipotesi di una riforma elettorale alla “tedesca” che prevedeva lo schema di gioco solitario per i singoli partiti, sembra una strada obbligata per Largo del Nazareno. Per isolare ancora di più un M5S incapace di alleanze. E per fronteggiare un centrodestra che dimostra di essere ancora agguerrito e competitivo, se unito, nonostante l'età ormai avanzata di Berlusconi.

    Quanto ai rapporti tra Pd e governo, la battuta d'arresto del M5S registrata nel voto comunale potrebbe sortire un effetto paradossale: proprio mentre il voto anticipato a settembre sembra essersi allontanato per il fallimento dell'intesa sulla legge elettorale, dal momento che il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha chiaramente fatto intendere che conditio sine qua non per lo scioglimento anticipato delle Camere è l'approvazione di una legge che armonizzi i due sistemi esistenti per Camera e Senato, la tentazione del voto anticipato da parte del Pd riprende vigore. «Bisogna approfittare del momento di difficoltà dei grillini. Ed evitare che la loro propaganda ridiventi efficace all'indomani del varo di una legge di bilancio autunnale che si annuncia pesante per le tasche degli italiani», è il ragionamento che si fa in casa renziana.

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