Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, va verso il processo con l’accusa di falso e abuso d’ufficio. La Procura di Roma le ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari, atto solitamente propedeutico alla successiva richiesta di rinvio a giudizio. Invece la Procura ha chiesto di archiviare la posizione della sindaca dall’accusa di abuso d’ufficio in relazione alla nomina di Carla Raineri a capo di Gabinetto, incarico da cui si è dimessa circa un mese dopo la stessa nomina. In questo caso i magistrati hanno valutato insussistente l’elemento soggettivo del reato. Chiesta l’archiviazione anche per l’ex assessore all’Ambiente Paola Muraro, su cui pendeva l’accusa di abuso d’ufficio.
Il caso Marra
Secondo la Procura, Virginia Raggi avrebbe detto il falso alla responsabile anticorruzione del Campidoglio e non avrebbe impedito a Raffaele Marra – suo ex braccio destro sotto processo per corruzione per fatti del 2013 – di partecipare alle procedure di nomina del fratello Renato alla direzione Turismo del Campidoglio. Raggi, secondo l’accusa, è indagata per falso in quanto avrebbe detto al responsabile anticorruzione del Comune, Mariarosa Turchi, che per la nomina avrebbe agito in autonomia.
La nomina di Romeo
Di abuso d'ufficio, invece, risponde per quanto riguarda la nomina di Salvatore Romeo, il suo ex capo segreteria. Romeo e Raggi sono accusati di concorso in abuso d'ufficio. Reato messo in relazione alla nomina dell’ex capo segreteria, passato in applicazione del Testo unico degli enti locali da uno stipendio di 39mila euro a 110mila, poi abbassati a 93mila dopo l’intervento dell’Anac a settembre. La vicenda è illustrata anche da un lungo esposto inoltrato dall’ex capo di gabinetto Carla Raineri ai magistrati, che scrive: «Ho trovato sospetto il fatto che la delibera fosse adottata il 9 agosto, ove si consideri che il signor Romeo esercitava le funzioni di capo segreteria particolare del sindaco sin dall'insediamento e cioè il 19 giugno». Aggiunge che «questa discrasia temporale può giustificarsi con il fatto che prima di allora la dottoressa Benente era in servizio e non avrebbe, presumibilmente, apposto la propria firma su una delibera che ha sempre dichiarato di non condividere». Raineri spiega, inoltre, che la stessa delibera «non è passata al vaglio del gabinetto del sindaco», come previsto dalla legge. Inoltre,«la nomina è inserita assieme ad altre due, senza che però sia deliberato il quantum economico, rinviato a categorie contrattuali di non immediata percezione».
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