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I pretesti e la paralisi sulla strada delle riforme

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L'Analisi|legge sulla concorrenza

I pretesti e la paralisi sulla strada delle riforme

Ennesimo atto di sabotaggio parlamentare che punta a colpire (e affondare) con argomenti pretestuosi la legge sulla concorrenza. La conferma di una fase in cui la politica guarda più alle fibrillazioni intestine che agli interessi del Paese.

L’articolo di Carmine Fotina di oggi spiega nel dettaglio perché i 4 emendamenti del Pd che sono alla base del nuovo rinvio e delle nuove incertezze di iter siano tutt’altro che sostanziali e fondamentali nell’economia del provvedimento. Come tocchino, cioè, aspetti marginali dei capitoli energia, assicurazioni, telemarketing e società odontoiotariche che si potevano correggere per altre vie. Pretestuosi, in sostanza, con l’unico obiettivo di evitare la fiducia che la prossima settimana avrebbe consentito di varare definitivamente la legge. Quanto all’argomento - corretto in sé - che la legge è debole e serve dunque rafforzarla, sul piano procedurale non tiene: qualunque governo e qualunque maggioranza che decidessero di seguire la via del buon senso parlamentare chiuderebbe subito questa “navetta” e porterebbe a casa il risultato, per poi varare nuovi e più robusti provvedimenti sul versante della concorrenza.

La tattica del rinvio, del rimpallo, della melina, che nasconde obiettivi spesso non chiari, rende incerti anche i pilastri fondamentali delle politiche di riforma enunciate a più riprese in Parlamento e a Bruxelles. È giusto criticare l’Unione europea per le sue politiche poco attente alla crescita e allo sviluppo ma se il governo si rimangia impegni presi su provvedimenti che contribuiscono ad alleggerire le ingessature pesanti dell’economia italiana, non aumenta la nostra credibilità e la nostra forza contrattuale ma le riduce verticalmente. Anche il percorso delle riforme fatte in questi quattro anni perde credibilità se non si portano al traguardo le promesse fatte.

C’è da sperare che, in un ritorno di buon senso, alla palude parlamentare sia posta fine già oggi, tornando alla tabella di marcia prevista per l’approvazione definitiva, ora, alla Camera. Spetterebbe al governo nella sua collegialità e ai partiti maggiori della coalizione dire una parola per riprendere, in extremis, la giusta strada.

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