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Robotica e futuro tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro

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il tema di maturitÀ

Robotica e futuro tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro

Foto Afp
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Qui di seguito il tema svolto dal nostro Alberto Magnani, sulla traccia della prova scritta di italiano, ispirata ad un suo articolo pubblicato sul Sole 24 Ore il 17 febbraio scorso.

Fino a qualche anno fa, “robot” sembrava ancora un'espressione futuristica. Oggi le macchine intelligenti stanno sostituendo o affiancando gli umani ovunque: istruzione, ricerca e soprattutto mercato del lavoro. Nell'istruzione diventa necessario ripensare programmi e metodologie didattiche, anche attraverso strumenti come la robotica educativa: l'utilizzo di robot e macchinari sia in forma diretta (imparare a sviluppare dispositivi) che indiretta, come stimolo alle capacità cognitive. Nella ricerca, la robotica è al centro di investimenti milionari delle aziende e dei laboratori di alcuni dei principali poli universitari del mondo. Nel lavoro, l'onda dei “professionisti robot” rientra nella cosiddetta industria 4.0: la quarta rivoluzione industriale che fa entrare il Web e il mondo digitale nei processi di produzione.

Il bilancio, però, non è solo in positivo. In tutti i terreni che tocca, l'automazione spaventa perché rischia di ridurre (o eliminare) il valore umano sotteso a istruzione e professionalità. Sui banchi di scuola, l'introduzione brusca di moduli dove si insegna a «programmare i robot del futuro» può risolversi in un annuncio pubblicitario, anche dannoso, se non si trova una conciliazione con il retroterra profondo della formazione primaria e secondaria italiana. Nella ricerca, l'exploit di risorse destinate alla “sola” robotica sta già generando una concentrazione eccessiva in settori dal futuro indefinito.

La questione più spinosa, però, resta quella dell'occupazione. Dati ormai celebri, come quelli del World Economic Forum, pronosticano perdite di milioni di posti di lavoro a causa dell'automazione, anche in fasce d'età (si pensi agli over 50) dove è difficile reinventarsi dopo un licenziamento. Forse un approccio sensato sta nella gradualità invocata dai deputati europei, quando chiedono dei paletti per «disciplinare l'ascesa di robot e intelligenza artificiale» in Europa.

Tra le proposte ci sono fondi tutelare i lavori rimasti disoccupati, la classificazione dei robot come «personalità elettroniche» e attività di divulgazione che creino competenze sempre aggiornate. Il futuro dell'industria sarà anche nei robot, ma bisogna gestirli con intelligenza. Umana.

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