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Tortura, Consiglio d’Europa: Italia modifichi il ddl

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la lettera di Muižnieks

Tortura, Consiglio d’Europa: Italia modifichi il ddl

La Camera dei deputati deve modificare il testo del disegno di legge contro la tortura che sta discutendo, perché nella sua forma attuale contiene una definizione del reato e diversi elementi in disaccordo con quanto prescritto dagli standard internazionali. Lo ha detto Nils Muižnieks, commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa, in una lettera inviata tra gli altri ai presidenti dei due rami del Parlamento, Laura Boldrini e Pietro Grasso.

Troppe differenze rispetto ai testi internazionali
Nella lettera, che è indirizzata anche ai presidenti delle commissioni giustizia, Donatella Ferranti e Nico D'Ascola, e a Luigi Manconi, presidente della commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, Muižnieks afferma di essere preoccupato per le “profonde differenze” che ci sono tra la definizione di tortura nel testo in esame e quella contenuta nei testi internazionali ratificati dall'Italia, in particolare quella della Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite.

I punti sotto l’obiettivo
Il commissario punta il dito in particolare sul fatto che la legge prevede che affinché si possa accusare qualcuno di tortura occorre che la persona abbia compiuto gli atti di grave violenza, o minacce o crudeltà diverse volte, o abbia sottoposto la vittima a trattamenti inumani e degradanti. Inoltre, scrive Muiznieks, la legge prevede che la tortura psicologica esista solo nei casi in cui si possa stabilire che la vittima ha subito un trauma psicologico.

Importante che non si traduca in un indebolimento della protezione
«Osservando che il testo sembra divergere dalla definizione contenuta nella Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite, anche sotto altri aspetti», il commissario afferma di essere preoccupato che se la legge sarà approvata così com'è, certi casi di tortura o trattamenti o punizioni degradanti o inumani non potranno essere perseguiti «creando quindi delle potenziali scappatoie per l'impunità». Il commissario evidenzia inoltre l'importanza di assicurare che «l’ampia definizione di tortura, che ricomprende gli atti commessi da privati cittadini, non si traduca in un indebolimento della protezione contro la tortura commessa da funzionari dello Stato, data la particolare gravità di questa violazione dei diritti umani».

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