Italia

La «sfida» tra Renzi e Pisapia che va oltre i ballottaggi e lo…

  • Abbonati
  • Accedi
POLITICA 2.0

La «sfida» tra Renzi e Pisapia che va oltre i ballottaggi e lo spettro 25%

Dalle discussioni che animano il Pd in questi giorni, si capisce che l’esito dei ballottaggi forse non basterà a dare un verso definitivo all’assetto futuro del centro-sinistra. Nonostante ci siano in ballo sfide decisive, come quella di Genova, qualsiasi sarà il risultato verrà tirato da una parte o dall’altra da chi oggi duella sulla forma che dovrà assumere un’alleanza (o non alleanza) a sinistra. Si parla già di nuove primarie, si accelera o si boccia un listone con Pisapia, o ci si spinge a immaginare una nuova coalizione anche con una formazione di centro: tutte discussioni che scavalcano le amministrative e tornano su un centro di gravità, la legge elettorale. O meglio l’impianto con il quale si vogliono affrontare le nuove elezioni nazionali: salvando o no un principio maggioritario? Oppure confermando la logica proporzionale?

In sostanza, nel partito e a sinistra ci si è già portati avanti anche rispetto all’esito delle urne di oggi. Tant’è che più che del rischio di sconfitte brucianti, pure ieri si parlava di quante adesioni sta raccogliendo l’iniziativa di Giuliano Pisapia dentro al Pd e quali implicazioni avrà per lo stesso partito. Martedì ci sarà un’iniziativa del ministro Orlando che riunisce la sua area ma che ha già dichiarato che sarà con l’ex sindaco di Milano così come faranno altri esponenti come Gianni Cuperlo o Cesare Damiano, segno di quanta presa ha già la sua discesa in campo prima ancora che se ne capiscano i contorni. Ed è proprio questo il punto. Perché la facilità con cui alcuni dirigenti si espongono a favore di un progetto ancora nebuloso dimostra come la storia del Pd di Renzi non sia conclusa con le primarie dell’aprile scorso, come invece ripetevano ancora ieri sia Guerini che Richetti.

No, i giochi non si sono chiusi e l’ultima parola non sono stati i gazebo che hanno confermato la leadership di Renzi. C’è una fibrillazione che scavalca quel risultato per rimettere in discussione proprio il ruolo del segretario che si vorrebbe non più dominus ma uno dei protagonisti di una coalizione più ampia che salvi anche il principio maggioritario e dell’alternanza. A questo serve sbilanciarsi sul progetto di Pisapia e l’iniziativa dell’ex sindaco di Milano è fatta per rimettere una misura al potere che ha avuto Renzi finora nel centro-sinistra. Ma qual è l’argomento che può indurre il segretario Pd - dal quale comunque non si può prescindere - ad accettare questo schema? Il rischio di vedere intaccato il patrimonio di consensi su cui oggi si attesta il Pd secondo i sondaggi. Perché l’obiettivo che il segretario non può permettersi di mancare alle prossime elezioni è di superare i voti presi da Bersani. Dire - come fanno alcuni renziani - che la sfida a sinistra è debole e rischia di non superare la soglia di sbarramento all8% al Senato, non è un punto convincente. Perché anche con una percentuale più bassa, i consensi verrebbero “rubati” tutti al Pd renziano (intorno al 30%) che rischia di scivolare verso quel 25% del 2013. Prima o poi, insomma, l’ex premier dovrà fare i conti con le “sirene” di Pisapia: per quanto di piccola entità sarebbero comunque dannose per i suoi fini. Probabilmente accadrà in autunno quando i sondaggi aggiorneranno le quotazioni di Pisapia e del Pd, allora si imboccherà un bivio che i ballottaggi di oggi forse non indicheranno con certezza.

© Riproduzione riservata