La grande sfida sulla conoscenza si divide oggi tra la necessità di produrla e quella di applicarla, quale strumento di crescita (di benessere, di qualità ed economica) nella nostra società. L’Istituto di BioRobotica (a Pontedera) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha lavorato negli scorsi decenni per creare un modello basato su pilastri fondamentali: da una parte la ricerca del senso profondo della robotica, dei suoi fondamenti scientifici e delle sue applicazioni human centred; dall’altra la formazione di giovani alla ricerca (centinaia negli anni quelli usciti dall’Istituto di BioRobotica). Alcuni dei giovani formati proseguono poi in campo accademico, gran parte degli altri invece si adopera nelle applicazioni della ricerca, così contribuendo alla ricchezza dei territori in cui operano e anche creando opportunità per altri giovani.
Si tratta cioè di un modello che mette insieme la conoscenza, l’applicazione e le figure professionali che sono in grado di gestirlo. È un modello di ingegneria che si basa sulla scienza, in cui la ricerca consente l’avanzamento sia della conoscenza sia dell’applicazione. E questo in un contesto, quello dell’Istituto di BioRobotica, che fonde robotica e bioingegneria e che conduce alla biorobotica, alla bionica, al biomedicale, alla robotica assistiva e a nuove linee in cui sono i robot a ”prendersi cura” dell’uomo intervenendo anche sull’ambiente, come in quelle che riguardano l’economia circolare, il precision farming e il welfare in generale negli ambienti di lavoro.
Oltre ad aver raggiunto i vertici dei ranking universitari mondiali in termini bibliometrici e ad aver prodotto decine di brevetti, spin off e start up, l’Istituto di BioRobotica è oggi fortemente impegnato in alcune iniziative di profondo impatto per la società e per l’economia del Paese: nell’ambito di Industria 4.0, essendo coinvolto insieme ad altri partner accademici e industriali nella proposta di realizzazione di un “Centro di competenza”, con l’obiettivo di rendere disponibili a tutte le imprese, dalle grandi e medie fino alle piccole e piccolissime, le tecnologie di connettività globale inserite in ambito I4.0; ma anche già in ottica di Industria 5.0, delineando sin d’ora i fondamenti per lanciare le imprese verso un futuro di maggiore competitività; e infine in ciò che mette insieme I4.0 e I5.0, legato al riutilizzo ottimale di beni e prodotti secondo i concetti dell’economia circolare, che uniscono il Design for disassembling, le tecnologie di robotica collaborativa e quelle di trattamento fisico e
chimico di valorizzazione dei materiali, non escludendo attività “creative” per il loro riutilizzo (il Polo di Bio-Automazione, primo nel suo genere, si occuperà proprio di questo).
Tra le grandi sfide c'è anche quella legata al lancio di un “progr amma bandiera” sulla robotica entro la fine del programma Horizon 2020, la FET-Flagship ( Future and Emerging Technologies ), di durata ultradecennale, grazie al progetto RoboCom++ e a una nuova idea di robotica, fortemente bioispirata, fondata su rigorosi principi scientifici.
La Toscana è una Regione antesignana nell'aver riconosciuto la robotica tra le sue priorità strategiche ed è tra i primi autori dell'iniziativa europea “Smart regions with smart robots”, nell'ambito della quale ha recentemente confermato la sua disponibilità a ospitare uno dei nodi europei definiti ”Digital Innovation Hub in robotics”.
Non è un caso che sarà proprio Pisa, dove oltre alla Scuola Universitaria Superiore Sant'Anna operano numerosi altri attori nel campo della conoscenza, a ospitare dal 7 al 13 settembre prossimi il primo “Festival internazionale della Robotica”, con in mostra tutte le competenze e i risultati scientifici più all'avanguardia nel settore.
*L’autore è direttore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna
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