Alla fine si è scoperto che era una bufala o, per usare un’espressione più alla moda, una fake news. E in effetti con il senno di poi nella lista di oggetti che si asseriva sarebbero stati ritrovati al termine del concerto di Vasco Rossi a Modena Park ve n’erano alcuni inverosimili: d’accordo l’orologio, idem per i reggiseni e i mazzi di chiave, d’accordo anche i profilattici, passi al limite per i pannoloni contenitivi per anziani, ma in effetti la statuetta di Padre Pio ci portava molto su tracce fake. E non solo perchè nel frattempo Padre poi è diventato San Pio e quindi quella locuzione tradiva una traccia passatista e di scarsa cura per i dettagli.
Per la cronaca, e a vantaggio di chi si è perso la notizia, il sito “Molinelle notizie” aveva pubblicato la lista degli oggetti ritrovati al termine del mega evento di sabato sera: un elenco che ha facilmente attirato l’attenzione di giornalisti di diversi quotidiani che monitoravano la stampa locale.
Da qui il rimbalzo da home page a home page, fino ai profili Twitter e Facebook di alcune testate nazionali che hanno fatto a gara per arrivare tempestivamente a rilanciare la lista. Giustamente, visto che la tempestività è parte integrante dell’attività giornalistica. Il fatto che questa comprima all’osso il processo di verifca delle notizie - portando a dar credito alle bufale - è un elemento di profonda riflessione per produttori e fruitori di informazioni (cioè tutti).
Ma prima di rispondere compiutamente alla domanda sul perchè ciò è accaduto, è utile ripercorrere il tamp tam della rete sulla lista di Modena Park, per come l’ha ricostruita Pier Luca Santoro, project manager Datamediahub ed esperto di social media: «A lanciare la notizia è stato Il Messaggero che pare, secondo quanto è possibile ricostruire, abbia preso l'informazione da Molinella Notizie, testata iperlocale che presumibilmente veniva tenuta “monitorata” dal giornale romano per la vicenda di Jgor. Molinella Notizie che, da me contattata via Facebook - racconta Santoro sulla sua pagina -, afferma di aver ripreso la “notizia” da contatti non meglio specificati. Insomma di aver visto passare la cosa da alcuni “amici” su Facebook e di averla pubblicata ma di non esserne l'autore originario». E poi cosa è accaduto? «La Stampa ha scoperto che era una bufala a comiciare dal fatto che le tre imprese incaricate delle pulizie, che avrebbero fornito i dati degli oggeti ritrovati, non esistono (era Hera incaricata del ripristino post-concerto). Nel frattempo alcune delle principali testate nazionali, alcune citando come fonte Il Messaggero, altre proponendola come notizia propria hanno ripreso quanto diffuso dal quotidiano romano. Tra questi Il Giornale, Libero, Il Fatto Quotidiano.it e TgCom24».
“«Molinella Notizie afferma di aver ripreso la “notizia” da contatti non meglio specificati. Insomma di aver visto passare la cosa da alcuni “amici” su Facebook e di averla pubblicata ma di non esserne l'autore originario»”
Pier Luca Santoro
Insomma, il più classico “effetto gregge” studiato dagli psicologi per analizzare le decisioni in materia finanziaria, economica, politica. Di cui cui abbiamo potuto osservare in questo caso una versione doppia: di andata (costruzione della bufala e diffusione virale) e di ritorno (smentita, precisazione, presa di distanza). Fondamentale, perchè la bufala si scateni, l’elemento catalizzante: in questo caso la curiosità di una notizia correlata a un evento di massa che aveva tenuto banco nel corso del weekend (e oltre) sui media nazionali. A questa miccia si è aggiunta la benzina: la necessità di fornire tempestivamente la notizia per “bucare” la concorrenza. Un vincolo che in questo caso si è rivelato un boomerang visto che tra fonti primarie e secondarie nessuno aveva provveduto a effettuare una verifica sulla notizia. Insomma ciò che è credibile rischia facilmente di diventare notizia cioè “vero”, se saltano alcuni passaggi chiave e insostituibili.
Può un sito locale scatenare tutto ciò? Evidentemente sì, se la tempestività e la ricerca di notizie suggestive diventano la priorità per testate blasonate e che nella loro versione online diventano passivi nei confronti di chi trasforma il possibile in vero.
Ma com’è andata a finire questa vicenda? Alcune testate hanno rimosso i tweet, altri hanno depubblicato gli articoli, altri li hanno corretti. Il punto non però è far la lista di chi si è comportato bene o male in questa situazione, quanto sottolineare quali sono i fattori che stimolano il rischio fake news. E, cosa non trascurabile, come il lettore si deve attrezzare per non “bersi” qualsiasi cosa netta in rete e diventi, al contrario, interprete avvertito della realtà. Perchè, a quanto risulta al momento (ore 13:40 di martedì 4 luglio), non esiste alcuna lista ufficiale di oggetti smarriti dopo il concerto di Vasco Rossi a Modena Park
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