Economia

Dossier Per il manifatturiero ripresa consolidata

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    Dossier | N. 4 articoliRapporto Toscana

    Per il manifatturiero ripresa consolidata

    La manifattura toscana ha ripreso la marcia, con ritmo più sostenuto e dotazione più adeguata ad affrontare la competizione internazionale. Nel 2016, secondo l’indagine Unioncamere Toscana-Confindustria regionale, la produzione industriale è cresciuta del 2,6%, con una buona accelerazione rispetto al 2015 (+0,9%), anno che ha segnato l’uscita dal tunnel dopo un triennio negativo (2012-2013-2014).

    La ripresa del settore manifatturiero si è dunque consolidata, come confermano la crescita del fatturato (+3,2% nel 2016) e degli ordinativi (+1,6%). Il miglioramento del quadro congiunturale, si sottolinea nell’indagine Unioncamere-Confindustria, è stato accompagnato anche da un aumento delle imprese che hanno effettuato investimenti, pari al 54% nel 2016 (erano il 49% nel 2015, dopo essere scese al 31% nel 2012).

    A fare da traino sono state ancora una volta le grandi aziende (produzione +3,7%) e le medie (+3,5%); ma, dopo quattro anni di ripetute flessioni, sono tornate in positivo anche le piccole imprese (+1,6% le aziende da 10 a 49 addetti). Le imprese esportatrici hanno continuato a realizzare performance superiori (+2,8% la produzione) rispetto alle non esportatrici (+0,2%), che hanno comunque interrotto la fase negativa degli ultimi anni.

    I settori più dinamici non sono stati – a sorpresa - quelli ad alta tecnologia (-0,4%), ma quelli del medium tech (+4,5% per le imprese a medio-alta tecnologia, +3,4% per quelle a medio-bassa tecnologia), mentre uno sviluppo più contenuto si è registrato per i settori a bassa tecnologia (+1,8%).

    In particolare, aumenti della produzione superiori al 5% rispetto al 2015 hanno riguardato mezzi di trasporto, calzature, chimica-gomma-plastica e meccanica. Andamenti ancora positivi, ma compresi fra l’1 e il 3%, hanno invece interessato il lapideo, il tessile, l’abbigliamento, l’alimentare e la concia-pelletteria. Stazionari o leggermente negativi, infine, comparto dei prodotti in metallo (qui gioca la crisi irrisolta della siderurgia di Piombino), farmaceutica (che resta però un settore trainante), elettronica e mobili.

    Se nel 2015 si erano scaldati i motori, il 2016 è servito dunque a far ripartire la macchina, che ora deve correre per recuperare il terreno perduto: la produzione industriale toscana, secondo Unioncamere-Confindustria, segna ancora -18% rispetto al livello pre-crisi del 2007. Il peso dell’industria sul valore aggiunto toscano è oggi al 20%.

    La spinta è attesa, in particolare, dalla trasformazione digitale delle fabbriche legata a Industria 4.0, per la cui diffusione si stanno mobilitando associazioni imprenditoriali e istituzioni. Sul piatto ci sono le agevolazioni previste dal Governo e quelle – cumulabili - messe in pista dalla Regione Toscana con 51 milioni di fondi europei: ieri, 3 luglio, si sono aperti i bandi per i progetti di ricerca e sviluppo rimodulati in chiave 4.0; dal 10 luglio partiranno i bandi che spingono gli investimenti in macchinari e impianti attraverso un fondo rotativo che produrrà finanziamenti a tasso zero da restituire in sette anni.

    A questi incentivi si sta per aggiungere il Digital innovation hub promosso dalle associazioni territoriali di Confindustria, una struttura destinata a supportare le aziende mettendo in rete il patrimonio di innovazione che la Toscana possiede. Per le imprese significherà un cambio culturale e d’azione. Che è fondamentale, ma non basta. «È inutile essere 4.0 in azienda se il contesto esterno si rimangia ogni vantaggio competitivo», afferma Luigi Salvadori, presidente di Confindustria Firenze, riferendosi agli ostacoli e ai ritardi che frenano lo sviluppo toscano. «Per essere davvero 4.0 – aggiunge Salvadori – le imprese hanno bisogno di regole e infrastrutture 4.0, di un capitale umano e di banche 4.0, di burocrazie e di una giustizia 4.0». Altrimenti, è il monito del presidente degli industriali fiorentini, «ogni giorno regaliamo quote di mercato che non ritornano».

    Il cambio di passo, in un momento delicato come questo, servirebbe dunque a tutti i livelli, pubblica amministrazione in testa. Soprattutto per non sprecare l’occasione di proseguire e rafforzare la fase di ripresa: anche quest’anno, secondo le previsioni Unioncamere-Confindustria Toscana, le prospettive dell’industria sono positive, con la domanda estera che torna a tirare (+10,1% l’export nel primo trimestre 2017 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) dopo un 2016 opaco (l’anno si è chiuso con vendite estere a +0,6%) e il mercato interno che dovrebbe proseguire nella fase di moderata espansione. Tanto che la quota di imprenditori che prevede l’aumento dell’attività produttiva (22%) supera quella di chi stima una diminuzione (15%), anche se gli “stazionari” restano oltre il 60%. Unico nèo: la ripresa produttiva dovrebbe interessare gran parte dei settori, ma dovrebbe avere (ancora) scarsi effetti sull’occupazione.

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