Ultimo miglio complicato per il Codice Antimafia. Giovedì sembrava a un passo dal via libera in seconda lettura al Senato. Poi nel tardo pomeriggio il presidente del Senato Pietro Grasso ha sospeso le dichiarazioni di voto sulla riforma per dare la parola al ministro dell’Interno Marco Minniti sui migranti. L'esame del provvedimento continuerà pertanto il 6 luglio, con le dichiarazioni di voto, il coordinamento formale del testo e il voto finale.
Nella giornata di mercoledì alla ripresa dei lavori pomeridiani l’Aula ha approvato con 163 sì, 64 no e 5 astenuti l'emendamento (il 36.200) dei relatori con il quale si tenta di correggere l'”anomalia” ravvisata questa mattina da FI alla norma di copertura del provvedimento laddove si parlava di una somma di 20 milioni di euro da stanziarsi nel generico triennio 2018-2020. La proposta di modifica fa solo riferimento agli altri due articoli in cui si parla della copertura (il 27, comma 1, e 32). A seguire l’Assemblea ha approvato l’ultimo articolo della riforma, passato con 157 sì, 66 no e 7 astenuti.
“Pasticcio” sulle coperture
A frenare l'esame, durante la seduta antimeridiana, prima una richiesta di sospensione per «fatti nuovi sopravvenuti» (nuove perplessità sul provvedimento espresse da costituzionalisti) di Gaetano Quagliariello (FL), respinta dall’Aula. Poi lo stop di oltre un'ora per consentire che una norma sulla copertura (articolo 32 comma 4) venisse riformulata in modo «adeguato». A sollevare la “svista” in Assemblea (la norma parlava di 20 milioni nel triennio invece che specificare la spesa per ogni singolo anno) è stato Antonio Azzollini (FI). La sua osservazione è stata riconosciuta come “valida” dall'attuale presidente della commissione Bilancio Giorgio Tonini. Alla ripresa dei lavori, lo stesso Tonini ha illustrato un possibile emendamento correttivo, ma ha anche chiesto altro tempo per consentire alla Ragioneria di fare la sua relazione sulla modifica. Da qui il rinvio al pomeriggio. La modifica, ha ipotizzato Grasso disponendo lo slittamento dei lavori, potrebbe arrivare come coordinamento formale.
Ap sceglie la libertà di voto
Incidenti di percorso e procedurali, quelli di oggi, che non dovrebbero impedire al ddl di andare in porto. Ben più pericolose, in questo senso, le fibrillazioni che ancora agitano la maggioranza (nonostante l’accordo che la scorsa settimana ha riscritto le regole delle misure di prevenzione con pene per corrotti e corruttori a patto che siano uniti da un vincolo associativo) , dopo quelle registrate nei giorni scorsi, mentre continua il pressing di FI per un ritorno del testo in commissione. L’ennesima conferma che le acque nella maggioranza sono agitate è arrivata a metà mattina, quando il gruppo alfaniano di Alleanza Popolare ha deciso di lasciare libertà di voto ai suoi senatori sulla riforma, e in particolare sull'articolo 1, che estende le misure di prevenzione anche per i reati attinenti alla Pa.
Canzio d’accordo con Cantone su limiti della riforma
A rafforzare la linea di chi chiede un ripensamento della riforma, anche prima del terzo passaggio alla Camera, oggi il presidente della Corte di cassazione, Giovanni Canzio, che interpellato a margine del plenum del Csm si è detto «pienamente d’accordo con i rilievi e le osservazioni del presidente dell'Anac Cantone in merito alla riforma del codice antimafia», sottolineando come questa sia la medesima opinione già espressa dall'avvocato generale Nello Rossi. In una intervista al “Mattino” Cantone si era detto «perplesso» per l'estensione della normativa antimafia alla corruzione, paventando il rischio di una declaratoria di incostituzionalità dell'intero impianto normativa sulla misure patrimoniali contro i boss.
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