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La difficile “partita” italiana sull'immigrazione al G20

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La difficile “partita” italiana sull'immigrazione al G20

Amburgo - Dal nostro inviato.

L'irrigidimento dei paesi europei verso le posizioni italiane sull'apertura dei porti Ue ai migranti in arrivo dal Mediterraneo Centrale grava come un macigno sull'agenda del G-20, che si apre oggi ad Amburgo e finirà domani sera. Le migrazioni - come fenomeno complessivo mondiale, a tutte le latitudini - sono dentro l'agenda della presidenza tedesca - in particolare nella sessione dedicata all'Africa di sabato mattina - ma è chiaro come in questo momento prevalgono su tutti i temi del protezionismo e del clima, e il confronto in particolare di Angela Merkel contro le posizioni estreme di Donald Trump, che già dal G7 di Taormina ha giocato il (prevedibile) ruolo di guastatore.

A Tallin convergenza sul no all’accoglienza condivisa
Il premier Gentiloni arriva oggi al G20 con il bagaglio del vertice in Sicilia poco piu' un mese fa - di questo ha parlato anche al telefono con il presidente Usa lunedì scorso - ma è di tutta evidenza come sia l'emergenza strutturale degli sbarchi, specie dalla Libia, a pressare la posizione italiana. Il G-20 non è certo il foro dove si prendono decisioni, ma il premier vedrà di nuovo Angela Merkel e Emmanuel Macron, come fatto una settimana fa a Berlino nell'incontro preparatorio convocato dalla Cancelliera: da allora nuove posizioni sono emerse sul fronte della richiesta italiana di aprire i porti europei agli sbarchi, posizione questa che in parte era stata accolta al Consiglio europeo del 22-23 giugno, pur senza essere esplicitata nel documento conclusivo. Invece ieri all'incontro informale dei ministri dell'Interno a Tallin, in Estonia, al momento tutti i paesi europei hanno detto no alla condivisione della prima accoglienza, compresa la Germania, che fino ad oggi era stata la migliore alleata dell'Italia.

Confronto vano senza iniziative sulla Libia
I motivi di questa posizione possono essere vari, dalla volontà di cementare il nuovo asse con la Francia di Macron (che tiene chiusa Ventimiglia ai migranti “economici”, come ha detto chiaramente il 29 giugno a Berlino, sancendo una spaccatura netta) ai calcoli di politica interna in vista delle elezioni di settembre. E comunque ogni discussione o confronto, anche in sede decisionale, rischia di essere vana se non ci sarà una iniziativa sulla Libia, come ripete il ministro Marco Minniti, che di fatto ha in mano il dossier (anche con il precedente governo). La situazione libica è estremamente complicata, delicata e pericolosa, e ad oggi da parte europea ci si limita ad assistere la Guardia costiera di Tripoli.

Tema cruciale prioritario per l’Italia
L'Italia in ogni caso metterà il tema sul tavolo - e in questo sembra avere dalla propria parte la presidenza della Commissione Ue - con decisione, consapevole che andrà ad impattare con altre discussioni a piu' alta sensibilità, come appunto ambiente e commerci. Inoltre c'è già in calendario un altro incontro, la prossima settimana a Trieste: il 12 luglio si terrà il vertice dei Balcani Occidentali, cui parteciperanno nuovamente anche Merkel e Macron (i due poi si vedranno poi il giorno dopo per il bilaterale a Berlino). Ieri intanto alla Farnesina si è svolta una conferenza ministeriale per adottare un nuovo approccio integrato sulla gestione dei flussi migratori proveniente dall'Africa: il ministro Angelino Alfano ha incontrato il suo omologo francese Jean Yves Le Drian prima della riunione.

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