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Il Fondo Pmi premia chi investe

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Il Fondo Pmi premia chi investe

  • –Marzio Bartoloni

Si allarga la platea delle piccole e medie imprese che potranno accedere ai finanziamenti del Fondo di garanzia. Con il nuovo modello di rating previsto nella riforma contenuta in un decreto a firma di Mise e Mef - che oggi approda in «Gazzetta Ufficiale» - il 92% dell Pmi italiane potrà bussare al Fondo.

Ma il profondo restyling dei criteri di selezione che prenderà il posto dell’attuale sistema di credit scoring - che oggi esclude il 30% delle Pmi - fa di più, premiando le imprese che scommettono sugli investimenti assicurandogli la percentuale massima di copertura. L’obiettivo di fondo della riforma è infatti quello di spostare il credito sempre più verso le operazioni a rischo razionamento - quele che difficilmente accederebbero a un finanziamento bancario - , mentre quelle più “sicure” avranno garanzie più basse. Abbassandosi le percentuali di copertura sul circolante si dovrebbero dunque favorire gli investimenti che avranno la garanzia all’80% delle somme erogate, a prescindere dalla classe di merito dell’impresa e della durata del finanziamento richiesto. Grazie a questa corsia preferenziale la quota di finanziamenti a fronte di investimenti potrebbe salire - secondo i tecnici - fino a 7 miliardi sui 25 miliardi di credito erogato che potrebbe raggiungere il Fondo con la riforma a regime. Nel 2016 sono stati raggiunti circa 17 miliardi di finanziamenti e - come dimostrano già i dati di crescita (+15%) del primo trimestre di quest’anno - i finanziamenti garantiti dal Fondo dovrebbero raggiungere i 20 miliardi nel 2017, per poi crescere a 22-25 miliardi quando la riforma girerà a pieni giri, a fronte di un fabbisogno di risorse pubbliche per le garanzie che salirà dai 900 milioni di quest’anno a 1,3 miliardi nel 2019. Una crescita esponenziale dei prestiti garantiti dal Fondo che dovrebbe produrre, come detto, anche un effetto volano sulle operazioni orientate agli investimenti che già nel 2016 sono cresciute del 30% e nel 2017 - se il ritmo di crescita sarà confermato - dovrebbero chiudere a circa 5 miliardi. Tenuto conto degli effetti della riforma - che dispiegherà i suoi effetti dal prossimo anno - si può ipotizzare una crescita nel 2018 del 40% che si traduce in operazioni a fronte di investimenti per 6,5-7 miliardi.

La nuova riforma del Fondo sarà sperimentata infatti da subito solo dalle imprese che chiedono finanziamenti legati alle operazioni della «nuova Sabatini» per l’acquisto di beni strumentali. Mentre la riforma diventerà applicabile a tutte le operazioni di credito dal 2018. Un lasso di tempo necessario per mettere alla prova il nuovo rating: il Fondo di garanzia ha anche attivato un portale per consentire alle imprese di sperimentare i nuovi criteri che graduano le percentuali di copertura, oltre che alla durata e alla tipologia dell’operazione, alla rischiosità dell’impresa che intende ottenere credito con garanzia statale. Secondo il nuovo rating sono cinque le classi di merito attribuite alla Pmi in base ai bilanci: «sicurezza», «solvibilità», «vulnerabilità», «pericolosità» e «rischiosità». Solo quest’ultima esclude l’azienda dai finanziamenti. E da una simulazione effettuata sui dati di 272mila Pmi è risultato che solo l’8% delle aziende finirebbe nella classe di merito «rischiosità» che chiude le porte del Fondo. Mentre quasi il 70% si dividerebbe tra la classe «pericolosità» (il 24%) e «vulnerabilità »(il 44%). Insomma la platea delle Pmi ammissibili al Fondo si amplierebbe fino al 92% . Cambiano però come detto le coperture : se oggi per la garanzia diretta il Fondo di norma va da un minimo del 60% a un massimo dell’80%, la riforma prevede che la copertura all’80% sarà destinata solo ad alcune categorie precise: aziende che investono (anche se il 40% dell’importo può finanziare il capitale circolante legato all’investimento), startup e Pmi innovative, nuove imprese e microcredito. Nel caso di finanziamenti per liquidità l’80% scatterà solo per le operazioni oltre i 36 mesi. Tra le novità anche l’importo massimo per impresa sempre a 2,5 milioni (anche sotto i 36 mesi), gli interventi a rischio tripartito (tra Fondo, banche e Confidi) per importi inferiori a 120mila euro e il pagamento di una commissione (300 euro) in caso di mancato perfezionamento delle operazioni.

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