La richiesta non è nuova: farsi riconoscere gli scatti di stipendio bloccati dal 2011. Le modalità della protesta scelta dai docenti universitari è invece assolutamente inedita: niente esami per la sessione d'autunno. Perché i 5444 professori e ricercatori di 79 università, praticamente da tutta Italia, che hanno aderito finora a questo sciopero - circa il 10% di tutto il corpo docente dei nostri atenei, ma i numeri potrebbero crescere - si asterranno dallo svolgimento degli esami della sessione autunnale tra il 28 agosto e il 31 ottobre 2017. Potrebbe essere la prima volta, almeno da molti anni a questa parte, che diversi studenti universitari si troveranno a non poter svolgere un appello per colpa di uno sciopero dei loro professori.
La lettera
La notizia arriva da una lettera appena inviata a Palazzo Chigi, alla ministra dell'Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli, e ai suoi colleghi all'Economia e Funzione pubblica - firmata finora da quasi 5500 docenti - in cui si chiede che gli scatti di stipendio, bloccati nel quinquennio 2011-2015, vengano sbloccati a partire dal primo gennaio del 2015 (come avvenuto per gli altri comparti Pa) anziché - come è stato previsto dall'ultima legge di bilancio - solo dal 1° gennaio 2016. Gli accademici chiedono anche che «il quadriennio 2011-2014 sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici solo a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015». «Tale manifestazione conflittuale - ricordano i prof - è conseguenza di una vertenza che si trascina senza esito apprezzabile fin dal 2014, come testimoniano numerose lettere firmate da 10000 o più professori e ricercatori universitari e ricercatori di Enti di ricerca italiani». Gli ultimi incontri al Miur non hanno portato agli esiti sperati e così è arrivata la clamorosa decisione di arrivare allo sciopero degli esami.
Le modalità dello sciopero
In particolare i docenti si asterranno dallo svolgimento del primo degli appelli della sessione autunnale, che verranno spostati all'appello successivo. «Verrà assicurata in ogni caso - si legge nella lettera - la tenuta di almeno un appello degli esami di profitto nell'ambito del periodo 28 agosto - 31 ottobre. Nelle sedi in cui i calendari degli esami prevedano un solo appello per gli esami in tale periodo, e questo cada nel periodo anzidetto, ci asterremo dal tenere tale appello, per la durata massima di 24 ore corrispondenti alla giornata fissata, ma chiederemo alle strutture degli atenei di competenza di fissare un appello straordinario dopo il quattordicesimo giorno dalla data del giorno dello sciopero». Lo sciopero non toccherà le altre attività istituzionali come le ordinarie lezioni o le sessione di laurea. «Riteniamo che tali modalità conflittuali e di parziale astensione dalle prestazioni istituzionali siano nel contempo - concludono i docenti - rispettose del diritto di sciopero garantito costituzionalmente e del diritto degli utenti di avere servizi ridotti ma non annullati». Per Umberto D'Ottavio, deputato Pd e componente della commissione Cultura, la ministra Fedeli deve rispondere alla protesta dei docenti e ricercatori universitari: «Per quanto la protesta sia discutibile in quanto fa ricadere sugli studenti i problemi contrattuali, il disagio espresso richiede attenzione e soprattutto confronto. Spero si faccia di tutto per scongiurare la protesta per gli studenti e per il bene dell'Università italiana».
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