Beppe Grillo sostiene che la vittoria dei 5 stelle in Sicilia, a novembre, sarà il trampolino di lancio per conquistare il governo del Paese. Grillo naturalmente fa il suo mestiere e ha gia cominciato la campagna elettorale. Ma al di la dell'enfasi scontata del leader pentastellato, non c'è dubbio che la partita siciliana sarà un match per verificare lo stato di salute delle principali forze politiche a pochi mesi dalle elezioni politiche del 2018. Ieri i grillini hanno scelto il loro candidato mentre centrodestra e centrosinistra al momento non sembrano trovare la quadra a causa delle divisioni interne, che in Sicilia, più che altrove, hanno trovato terreno fertile.
I movimenti nel centrodestra
In realtà nel fronte di destra un candidato già c'è ed è Nello Musumeci, l’ex presidente della provincia che attualmente guida la commissione Antimafia e che già la volta scorsa si candidò uscendo sconfitto contro Crocetta. Adesso ci riprova. Molto dipenderà da Forza Italia che non ha ancora sciolto la riserva. Il vento in poppa che soffia sul centrodestra dopo le amministrative potrebbe però favorire l'accordo. E riconquistare la Sicilia, la Regione del 61 a zero del 2001, fa certamente gola a Silvio Berlusconi. Non a caso mentre fino a qualche settimana fa l’intesa sembrava di difficile realizzazione, da qualche giorni i toni dei forzisti, a partire dal coordinatore regionale Gianfranco Micciché, sono decisamente più disponibili. Anche perché la rottura dell'unità del centrodestra in Sicilia potrebbe essere interpretata come una indicazione a livello nazionale, ovvero come la conferma che Fi in realtà più che a governare con il centrodestra punti per il prossimo futuro ad allearsi con il Pd di Renzi. Certamente così la derubricherebbero anzitutto gli alleati,da Salvini a Meloni.
Il nome di Pietro Grasso
Ecco dunque che il caso siciliano merita un'attenzione particolare perché portatore di effetti a catena. E poi trovare un candidato competitivo non è impresa facile e il tempo ormai è agli sgoccioli. Ostacoli analoghi a quelli che ha il Pd che continuano a spingere su Pietro Grasso, l’unico nome su cui potrebbe coalizzarsi l’intero centrosinistra, nonostante il “no grazie” del presidente del Senato.
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