Dopo l’annuncio dei giorni scorsi la Regione Veneto ha notificato oggi il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto legge 73 del 2017 sui vaccini obbligatorie. «Quello che rifiutiamo - ha precisato il governatore Luca Zaia - è un intervento statale che impone un obbligo collettivo di ben dodici vaccinazioni, una coercizione attuata per di più con decreto d’urgenza, senza precedenti storici a livello internazionale, nemmeno in periodi bellici, che rendere l'Italia il Paese con il maggior numero di vaccinazioni obbligatorie in Europa».
La ricetta di Zaia: consenso informato e adesione consapevole
Zaia non contesta «la validità dei programmi di vaccinazione: lo testimonia la nostra legislazione regionale, improntata sulla opportunità di effettuare i vaccini e lo dimostrano gli elevati livelli di copertura raggiunti nel Veneto, applicando un modello basato sul consenso informato e sull'adesione consapevole». Il Veneto è stabilizzato sul 92,6% di bambini vaccinati, grazie all’unione di comunicazione e tecnologia.
Gli aspetti contestati della legge
La Regione Veneto contesta, tra gli altri, alcuni aspetti: l'esistenza del presupposto di necessità e urgenza su cui basa il decreto legge, «perché l'Oms non ha mai raccomandato il raggiungimento della soglia di copertura vaccinale del 95% per garantire l'immunità di gregge»; la soglia del 95% viene considerata come “ottimale”, ma non “critica” dalle istituzioni sanitarie per alcune malattie (e non per tutte), e per questo il Veneto, con i livelli di copertura raggiunti dal il proprio modello, non presenta «una situazione epidemica di emergenza»; la violazione del diritto alla salute (articolo 32 della Costituzione), riguardo al principio di autodeterminazione nelle scelte sanitarie. (N.Co.)
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