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7/7 Cure fuori dall'ospedale/ La promessa mancata della Legge Balduzzi

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    Sanità sul territorio, un caos in cerca di regole certe


    Servizi disomogenei, cure domiciliari non per tutti e a rischio sotto il profilo della qualità e quantità. Con pazienti e famiglie costretti a farsi carico dell'assistenza e dei costi. Il Rapporto di Cittadinanzattiva presentato questa mattina a Roma passa al setaccio i servizi assistenziali fuori dall'ospedale, la grande e caotica galassia delle cure primarie, un tema diventato sempre più centrale per affrontare la sfida dell'invecchiamento della popolazione, strettamente correlato all'aumento delle patologie croniche e alla necessità di curare più patologie contemporaneamente. Servono quindi nuovi modelli e soprattutto attenzione politica e criteri certi e uniformi per tutto il territorio nazionale. “Il processo di riorganizzazione dell'assistenza territoriale avviato a macchia di leopardo – si legge nel Rapporto di Cittadinanzattiva - paga fortemente il fatto di non aver visto varare gli standard dell'assistenza territoriale come invece accaduto per l'ospedale e che avrebbero rappresentato una risposta efficace alla disomogeneità tra le Regioni, risparmiando evidenti disuguaglianze tra cittadini”.

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    7/7 Cure fuori dall'ospedale/ La promessa mancata della Legge Balduzzi

    A distanza di qualche anno, l'applicazione della Legge Balduzzi, che ha provato a ridisegnare il sistema delle cure primarie con l'obiettivo principale di promuovere l'associazionismo tra i professionisti e garantire l'assistenza H24 e sette giorni su sette, presenta ancora luci e ombre con una varietà di situazioni: alcune Regioni sono andate verso la direzione indicata dalla legge e dunque verso lo sviluppo di due uniche forme aggregative sul territorio, le Aggregazioni funzionali territoriali di soli medici (Aft) e le Unità complesse di cure primarie (Uccp), aggregazioni di più professionisti (infermieri, ostetriche, terapisti della riabilitazione) da tenere aperte tutto il giorno e tutti i giorni. In realtà le regioni si muovono in ordine sparso e il cittadino è spesso disorientato tra sigle e modelli differenti. Manca inoltre una vera cerniera tra ospedale e territorio.

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