Lo spettro del razionamento dell’acqua diventerà realtà nella Capitale dal 28 luglio. Dopo la decisione della Regione Lazio di bloccare i prelievi dal lago di Bracciano per scongiurare il danno ambientale allo specchio d’acqua, l’Acea Ato 2, che a Roma distribuisce l’acqua potabile, sta lavorando a un piano di razionalizzazione dell’uso dell’acqua che , a detta del presidente Paolo Saccani potrebbe interessare 1,5 milioni di romani. Tutta colpa di un luglio a temperature elevatissime e del forte calo delle precipitazioni e, comunque, dello scarso recupero dell’acqua piovana (solo 12%).
Allo studio il calendario dell’interruzione del flusso
Secondo le prime ipotesi i rubinetti della Capitale potrebbero essere a secco fino a otto ore al giorno. Allo studio se interrompere il flusso la notte o la mattina per turni, in ogni quartiere o municipio. Non è stato ancora stabilito da quale punto della città si comincerà e la durata dello stop. Secondo le indiscrezioni trapelate fra le prime a essere coinvolte nel razionamento dovrebbero essere zone situate in alto come Monte Mario e Parioli. Nei prossimi giorni ci sarà un incontro tra regione e azienda per trovare soluzioni alternative. Il piano Acea comporterebbe la tutela di ospedali, vigili del fuoco e delle altre attività sensibili.
Sotto accusa le tubature colabrodo
L’annuncio di un milione e mezzo di rubinetti chiusi appare comunque eccessivo se si considera che nella Capitale secondo i dati Acea ci sono 3,9 milioni gli abitanti serviti. Secondo i dati diffusi dalla stessa multiutility, l’Acea preleva dal lago di Bracciano solo l’8% di tutto il fabbisogno. Dunque se la matematica non è un’opinione, i conti diffusi da Acea non tornano. Certamente è fondamentale evitare inutili dispersioni che nella Capitale sono eccessivi. Sotto accusa le tubature colabrodo che sprecano il 44% dell’acqua, contro il 38% della media nazionale e il consumo dei romani: 300 litri al giorno, contro i 245 della media nazionale. Poi c’è l’enorme dispersione dei nasoni della Capitale, le storiche fontanelle di Roma sempre aperte. Proprio per l’emergenza idrica Acea ha deciso all’inizio del mese di chiudere temporaneamente e gradualmente alcune delle 2.800 fontanelle pubbliche della Capitale. Resteranno in funzione quelle utilizzate per i campionamenti che servono a verificare se l’acqua è potabile.
Le fonti di approvvigionamento della Capitale
Attualmente le fonti per l’approvvigionamento dell’acqua nella Capitale sono sei sorgenti (Peschiera, Capore, Acqua Marcia, Acquoria, Salone [Vergine] e Simbrivio). Il rapporto di sostenibilità Acea Ato 2 del 2015 segnala che per la città di Roma il 70% dell’acqua immessa nella rete di distribuzione (circa 1,4 milioni di metri cubi), proviene dall’acquedotto Peschiera-Capore, che porta nella Capitale le acque delle sorgenti Peschiera e Capore, miscelate nel centro idrico di Salisano. Poi ci sono i pozzi Appio-Alessandrino, Laurentino e altri minori e sul fronte delle acque superficiali finora quelle del lago di Bracciano.
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