
Anche la Dia (Direzione investigativa antimafia), guidata da Nunzio Antonio Ferla, certifica nella relazione sul secondo semestre 2016, appena resa nota, che Cosa Nostra, ‘ndrangheta, camorra e Sacra Corona Unita si “sposano” spesso e volentieri. Nel nome degli affari.
«Nel novero degli interessi illeciti - si legge nella relazione - resta alta l'attenzione che la criminalità organizzata siciliana esprime verso il business degli stupefacenti, gestito direttamente da sodali e/o personaggi che le sono contigui, in quanto moltiplicatore di capitali, i cui cospicui utili vengono reinvestiti in attività anche lecite. Si tratta, infatti, dell'affare per eccellenza, quello più remunerativo e con un inesauribile bacino di utenza, atteso che la domanda, in generale, non denota flessioni e continua a garantire spazi di ingerenza a tutta la criminalità, più o meno strutturata».. In tale contesto, l'asse Cosa nostra - ‘ndrangheta/camorra, talvolta sotto forma di vere e proprie joint-venture, risulta ancora più consolidato e testimonia assidue interlocuzioni trasversali tra consorterie di diversa estrazione, spesso con il coinvolgimento di criminali stranieri.
L'analisi delle risultanze info-investigative del secondo semestre 2016 evidenzia comunque che la ‘ndrangheta operi, specialmente per la realizzazione di obiettivi affaristico-criminali, in un sistema integrato con Cosa nostra e camorra, pur mantenendo, ciascuna, caratteristiche proprie.
In tale ottica, rileva innanzitutto l'operazione “Bonifica Pasquasia”, condotta nel mese ad ottobre 2016 in varie province siciliane e in quella di Bergamo, concentratasi su irregolarità emerse nell'appalto per la bonifica del sito minerario dismesso di Pasquasia (Enna). L'inchiesta ha portato, tra gli altri, anche all'arresto di un imprenditore originario di Reggio Calabria residente nel bergamasco.
Diverse attività di polizia condotte in tema di stupefacenti, con particolare riferimento a marijuana e cocaina, confermano, ancora una volta, le sinergie in atto tra la criminalità organizzata siciliana e talune 'ndrine, nonché con alcuni clan campani e pugliesi. Lo stupefacente, spesso proveniente dall'Albania, verrebbe fatto transitare sia nel territorio pugliese che in quello calabrese, con l'ovvia connivenza dei clan interessati.
In Lombardia, ad esempio. A settembre 2016 la Polizia di Stato ha portato a termine, su delega della Dda, l'operazione denominata “Ultimo Atto”. L'indagine ha evidenziato come, tra il 2010 e il 2015, alcuni sodali del clan Trigila di Cosa nostra avessero organizzato una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti, i cui fornitori sono stati individuati in soggetti appartenenti della ‘ndrina reggina Sergi, con base nel milanese. Con l'operazione “Up & Down” del dicembre 2016, si è fatta luce sull'esistenza di un sodalizio siciliano (operativo tra i comuni di Agrigento, Favara e Porto Empedocle) dedito al traffico di sostanze stupefacenti (hashish e cocaina), con significativi contatti con l'estero (Belgio) e con fornitori calabresi di Rosarno (Reggio Calabria).
L'operazione “Tiro mancino”, condotta dalla Polizia di Stato di Palermo il 12 luglio 2016 (per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti), ha permesso di individuare un asse della droga (eroina, cocaina, hashish e marijuana) tra Palermo e Napoli ed ha evidenziato «una struttura organizzativa configurante una sorta di “joint – venture” siculo-campana”, “... connotata, peraltro, dalla presenza di una sorta di cassa comune (...), dalla disponibilità di armi (...) di luoghi da utilizzare per la custodia dello stupefacente (...) e di autovetture... ».
Lo stupefacente raggiungeva le principali piazze di spaccio della Sicilia occidentale (Mazara del Vallo, Alcamo, Marsala, Palma di Montechiaro). Con il medesimo provvedimento veniva altresì disposto un sequestro di beni in via d'urgenza, che ha riguardato beni immobili e conti correnti, riconducibili ai vertici dell'organizzazione. Nel corso delle indagini non è emerso un coinvolgimento diretto di Cosa nostra, nonostante lo stretto legame parentale tra alcuni indagati e personaggi di vertice delle famiglie di Palermo-centro, Santa Maria del Gesù e Villabate.
r.galullo@ilsole24ore.com
© Riproduzione riservata