La ristrutturazione degli edifici demaniali negli Scavi, iniziativa del Grande Progetto Pompei, ha portato gli archeologi a una scoperta straordinaria: una tomba monumentale che, molto probabilmente, è appartenuta a un impresario di spettacoli di gladiatori nell'antica città sepolta dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Il notabile era soprannominato «il principe»
Morto un anno prima dell'esplosione del vulcano, il notabile fu seppellito nell'area della Pompei denominata San Paolino. Per la sua fama e la sua ricchezza gli fu dedicata una lunga epigrafe su marmo che ora emerge dal terreno e rivela aspetti della storia pompeiana e, quasi sicuramente, il nome dell'uomo sepolto. Potrebbe trattarsi di Gneo Alleo Nigidio Maio, che il popolo, soprannominò "principe" della colonia, come gratitudine per i favolosi spettacoli che organizzava nella città. Manifestazioni pari a quelle romane.
Nel nuovo sorprendente scavo, gli studiosi hanno rilevato per la prima volta tracce dei pompeiani in fuga dall'eruzione. «Agli occhi dei nostri archeologi - spiegano gli studiosi - sono visibili le striature lasciate da una carovana al di sopra dello strato di due metri di lapillo, da porsi in relazione con il rinvenimento - poco lontano - di scheletri a una quota più alta da quella di frequentazione dei romani».
Il soprintendente Osanna: colpo di fortuna straordinario
L'emersione della tomba durante gli scavi «è stato un colpo di fortuna straordinario - afferma il Soprintendente per i beni archeologici di Pompei, Massimo Osanna - si stavano effettuando scavi nella zona San Paolino per controllare le fondazioni dell'edificio in corso di restauro che dovrà ospitare la Biblioteca della soprintendenza, entro il prossimo autunno. Durante un saggio in profondità, è emerso il marmo di questa tomba e - siccome a Pompei non esistono tombe in marmo - abbiamo immediatamente intuito che ci trovavamo di fronte a una scoperta importante». «Abbiamo recuperato tutti i fondi disponibili in cassa - aggiunge Osanna - e con 200 mila euro abbiamo dato avvio allo scavo. Non ci sbagliavamo. Oltre a questa importante scoperta, abbiamo portato alla luce i solchi dei carri impressi due metri sopra i lapilli sui quali fuggirono i pompeiani durante l'eruzione del 79 d.C».
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