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Sì del Cdm alla missione in Libia. Gentiloni: «È…

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L’EMERGENZA MIGRANTI

Sì del Cdm alla missione in Libia. Gentiloni: «È supporto, non enorme invio di flotte e aerei»

La missione italiana di sostegno alla Guardia costiera libica impegnata nel controllo dei flussi di migranti è un passo in avanti nella stabilizzazione della Libia ma - ha spiegato il premier Paolo Gentiloni al termine del consiglio dei ministri che questa mattina ha dato il via alla missione di supporto richiesta dal Consiglio presidenziale libico - «sarebbe non rispecchiare la sostanza della decisione del governo presentarla come un enorme invio di grandi flotte e squadriglie aerei».

L’obiettivo della missione chiarito da una nota di Palazzo Chigi
In particolare, chiarirà una nota pubblicata da Palazzo Chigi nel pomeriggio, «la missione ha l’obiettivo di fornire supporto per le attività di controllo e contrasto dell’immigrazione illegale e del traffico di esseri umani, con compiti che si aggiungono a quelli già svolti per la sorveglianza e la sicurezza nell'area del Mediterraneo centrale».

In una prima fase impiegate una o due navi
Nelle prossime ore un pattugliatore della Marina militare italiana raggiungerà le acque antistanti la Libia dove effettuerà una ricognizione. Il sopralluogo sarà concluso entro martedì quando in tarda mattinata la delibera del Cdm sarà illustrata in Parlamento, alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. In base alle informazioni raccolte dal pattugliatore si deciderà come procedere. Allo stato attuale l’idea è quella di mobilitare non più di una o due navi, con relativi elicotteri imbarcati, e non le cinque che costituiscono l’attuale dispositivo dell’operazione Mare sicuro (da cui le unità verranno tratte).

Tripoli conferma la richiesta di supporto al Governo italiano
Prima della pubblicazione della nota del Governo il ministro degli Esteri del governo di Unità nazionale di Tripoli, guidato da Fayez Al Sarraj e riconosciuto dalle Nazioni Unite, aveva confermato di aver chiesto al governo italiano «un sostegno tecnico, logistico e operativo, per aiutare la Libia nella lotta al traffico di esseri umani e salvare la vita dei migranti». Dopo la caduta di Gheddafi nel 2011 la Libia è in preda agli scontri tra le milizie che hanno abbattuto il Colonnello. L’esecutivo Sarraj non ha il controllo dell’intero territorio. Un suo via libera alla presenza di militari italiani nel territorio del paese africano lo avrebbe esposto alle critiche delle altre milizie che operano nel paese, per le quali un’operazione con l’invio di flotte e squadriglie di aerei, per ricorrere all’espressione utilizzata dal premier, avrebbe rappresentato una violazione della sovranità nazionale.

Gentiloni: approvato ciò che ci è stato richiesto dai libici
È questo il motivo per cui nella conferenza stampa successiva al consiglio dei ministri Gentiloni ha chiarito che «quello che abbiamo approvato è né più né meno quello che ci è stato richiesto dal Governo di accordo nazionale libico. Credo - ha aggiunto - sia molto importante considerare questo come un passo in avanti nel contributo italiano al rafforzamento delle capacità delle autorità libiche nelle loro iniziative contro gli scafisti e nel controllo delle frontiere e del territorio nazionale». Si tratta, ha sottolineato, di «un pezzo del percorso di stabilizzazione cui l’Italia è particolarmente affezionata perché sentiamo il dovere di parteciparvi».

Il premier: mi auguro ampio consenso in Parlamento
«Mi auguro - ha proseguito Gentiloni - che il Parlamento possa dare il via libera con il consenso più largo alla missione», un «passaggio rilevante» per la stabilizzazione del paese nordafricano, che è e resta una «priorità per l’Italia». Una stabilizzazione che, ha aggiunto, «è un percorso accidentato e non un’autostrada in discesa».

Rafforzare il ruolo Unhcr-Oim in Libia
Più in generale, il premier ha spiegato che l’Italia lavorerà nei prossimi mesi per rafforzare il ruolo di Unhcr e Oim che già si occupano dei centri di accoglienza in Libia. Secondo il capo del governo italiano «non c’è dubbio» che sia necessario questo passaggio per garantire una «capacità di accoglienza rispettosa dei diritti umani. Se tu moltiplichi le capacità di controllo da parte delle autorità libiche - ha aggiunto - devi anche contribuire a rendere più forte la capacità ricettiva, l'attività di accoglienza dei rifugiati e l'attività di rimpatri volontari assistiti».

Il Mali nella cabina di regia con Ciad, Libia e Niger
La gestione dell’emergenza migranti passa anche attraverso la stabilizzazione dei paesi di transito dei flussi. Su questo fronte, il ministro dell’Interno Marco Minniti ha incontrato oggi il ministro per l'Amministrazione Territoriale della Repubblica del Mali Tiéman Hubert Coulibaly, in visita in Italia. Il Mali si è associato alla cabina di regìa istituita a Roma con Ciad, Libia e Niger con l’obiettivo di fronteggiare il fenomeno migratorio: la prossima riunione si terrà tra circa un mese. In parallelo il presidente francese Macron ha proposto un vertice a 4 tra Francia, Italia, Germania e Spagna. L'incontro si dovrebbe tenere a fine agosto, con una sessione a parte dedicata a Ciad e Niger per affrontare i nodo migranti. Si delinea così una strategia europea finalizzata alla stabilizzazione della Libia e dei paesi del Sahel, quelli di transito delle carovane dei migranti. Stando alle ultime stime, di questo passo entro fine anno più di 200mila persone potrebbero raggiungere i porti italiani dalle coste libiche.

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