«Dopo la pausa estiva è giusto dare la priorità al Ddl sul taglio dei vitalizi ma è altrettanto giusto che i senatori entrino nel merito del provvedimento con un dibattito vero». Parla il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Salvatore Torrisi. Il senatore che gestirà i lavori sul provvedimento al ritorno dalle vacanze. E lascia intendere che l’esame del Senato sul Ddl Richetti non sarà una “finta” ma verrà esaminato in profondità e, se del caso, emendato.Chi vorrebbe quindi un passaggio “pro forma” da Palazzo Madama dovrà rassegnarsi.
«Priorità ma esame vero»
«Al ritorno dalle ferie - anticipa Torrisi -, prima ancora della ripresa dei lavori si terrà un ufficio di presidenza per la programmazione dei lavori della commissione, poi occorrerà nominare i relatori del provvedimento e quindi si inizierà a lavorare». Insomma, il senatore è pronto a far rispettare tutte le procedure dell’esame in commissione «perché è corretto che questa Camera lavori sul testo. D’altra parte questo è il bicameralismo che gli italiani hanno rilanciato con il referendum». Il presidente della commissione si schermisce, non vuole esporsi e ci tiene a precisare che non sa ancora quale sia l’orientamento dei gruppi ma a chiare lettere dice: «Il Ddl riguarda direttamente i senatori, dunque è giusto che loro entrino nel merito».
Probabili correttivi
Torrisi ricorda che il Ddl è appena arrivato dalla Camera e che quindi Palazzo Madama deve mettersi in moto sul testo: l’ufficio studi, ad esempio, dovrà preparare il suo dossier. Nonostante questo, Torrisi assicura che quel testo «alla ripresa sarà considerato prioritario». La polemica dei Cinque stelle che si sono battuti per ottenere la procedura d’urgenza (che avrebbe tagliato i tempi del dibattito in commissione) è ancora vivissima. Ma il presidente della commissione non rinuncia a dare il suo punto di vista: «Il dibattito in commissione deve seguire una procedura. Il testo va approvato da entrambi i rami e dunque il Senato deve lavorarci con la sua autonomia». È molto presto per fare previsioni ma a questo punto è facile immaginare che anche Palazzo Madama voglia dire la sua con correttivi che andranno poi vidimati da Montecitorio. Proprio alla fine della legislatura.
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