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Il Viminale negherà il porto alle Ong fuori regola

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Il Viminale negherà il porto alle Ong fuori regola

  • –Marco Ludovico

ROMA

Primi contatti a Tripoli tra la Marina Militare italiana, giunta in porto con nave Borsini mercoledì, e i vertici della Marina e della Guardia Costiera libica. In Italia, invece, resta la questione del codice di navigazione delle Ong. Ieri ha firmato anche Sea-Eye, si aggiunge a Moas, Save The Children, Proactiva Open Arms. Ma non c’è ancora una piena intesa sui controlli per le organizzazioni non firmatarie. E l’Interno conferma la linea dura.

La dialettica Mit-Viminale. Da qualche giorno gli specialisti della Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Arma dei Carabinieri e Guardia costiera hanno ricevuto una bozza di decalogo - in realtà sono cinque punti, di cui uno articolato in più specifiche - per avviare una serie di verifiche stringenti sulle Ong chiamatesi fuori dal codice e per questo considerate dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, fuori dal sistema di soccorso. Il decalogo chiede in sostanza di fare terra bruciata contro queste organizzazioni: privarle delle autorizzazioni al soccorso a favore di altre unità navali, vietare i trasporti su altre imbarcazioni, controllare ogni dettaglio delle loro attività. Il Viminale non intende fare cedimenti su questa posizione. Al ministero Infrastrutture e Trasporti, tuttavia, non mancano i distinguo. Anche se non ci sarebbe una differenza di fondo con il Viminale sulla necessità di controllare meglio ed evitare abusi. Il dicastero guidato da Graziano Delrio, però, sta sottolineando in queste ore come la necessità di un’azione stringente contro le Ong deve rispettare le leggi - nazionali e soprattutto internazionali - del soccorso in mare.

Ieri Minniti è stato ricevuto dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. In serata da Gentiloni è andato anche il titolare degli Affari esteri, Angelino Alfano. All’Interno, sulla questione Ong, la linea è ormai definita: se una nave di quelle non firmatarie del codice chiederà il Pos (place of safety), non ci sarà risposta dal parte del Viminale. A quel punto toccherà alla Guardia Costiera, secondo le previsioni, decidere l’attracco in porto. Ma la prassi sarebbe del tutto sconvolta rispetto alle procedure attuali - l’Interno decide il porto di arrivo proprio in base alle esigenze di accoglienza e di pressione migratoria - e nascerebbe un caso clamoroso sull’imbarcazione entrata in porto. Ieri, tra l’altro, il consuntivo sbarchi era di 95.227 miranti da inizio anno, -3,42% rispetto al 2016.

La Difesa vigila sulle minacce di Haftar.

Nonostante le minacce a mezzo stampa di Haftar di «bombardare le navi italiane» siano state considerate «infondate» dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, lo Stato maggiore Difesa e la Marina militare - attraverso il Coi (Comando operativo di vertice interforze) e Cincnav (Comando della squadra navale) - monitorano di continuo lo scenario del Mediterraneo centrale. Nave Borsini, peraltro, proviene dall’operazione «Mare Sicuro» dotata di un dispositivo aeronavale attrezzato per la prevenzione di attacchi. E oggi in piena attività.

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