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Ius soli, sfida a sinistra sulla priorità. A settembre la conta al…

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riforma della cittadinanza

Ius soli, sfida a sinistra sulla priorità. A settembre la conta al Senato

L'estate non fa bene allo Ius soli, il controverso disegno di legge per la riforma le norme sulla cittadinanza approvato dalla Camera a fine 2015 ed ora in stand by al Senato dove il via libera è a rischio soprattutto per contrasti interni alla maggioranza. A metà luglio, la “finestra” utile per l'approvazione offerta dal calendario d'Aula di Palazzo Madama è stata infatti chiusa dal premier Paolo Gentiloni che di fronte ai numeri incerti dei senatori a favore ha preferito prendere tempo, rinviando tutto a settembre e limitandosi ad assicurare l'impegno - suo personale e del Governo - per l'approvazione in autunno.

La nuova linea di Renzi
Da allora, molte cose sono però cambiate, tutte sfavorevoli alla proposta di Ius soli promossa dal Pd. Innanzitutto, è proseguita l'emergenza migranti, alimentando polemiche e ingrossando il fronte dei contrari a nuove norme sulla cittadinanza sia nel Paese che in Parlamento, dove lo schieramento dei contrari è guidato da Lega e Forza Italia. Diverso anche l'approccio al tema immigrazione del segretario dem Matteo Renzi, che pur confermando la necessità della riforma dello Ius soli (con un occhio soprattutto agli italiani di seconda generazione), nel suo ultimo libro, «Avanti», ha chiesto anche di incrementare gli aiuti nei paesi d'origine dei migranti (per «aiutarli davvero a casa loro») e di introdurre una sorta di numero chiuso «sulla base della capacità di integrazione». Quasi una retromarcia, quella di Renzi, che da ultimo si è anche detto pessimista sulle possibilità di un'approvazione delle norme sulla cittadinanza in questa legislatura.

Sfida a sinistra
Nonostante la conferma dello Ius soli come una delle priorità dell'ultimo scorcio di legislatura ribadita oggi in una intervista a Repubblica dal capogruppo dem al Senato Luigi Zanda (i due ddl «mantengono una priorità assoluta e prima o subito dopo la legge di bilancio ritengo ci sia il tempo per approvarli. E li approveremo») la linea del segretario mette in agitazione la sinistra extra Pd, a cominciare dal “Campo Progressista” dell'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, pronto ieri, intervenendo alla festa nazionale di Legambiente a sfidare Renzi proprio sulla cittadinanza: «Chi è di sinistra e di centrosinistra evidentemente non può avere dubbi sull'esigenza di approvare la legge dello Ius soli entro la fine della legislatura». In pressing sul segretario dem anche uno dei leader di Mdp, il Governatore della Toscana Enrico Rossi, che oggi ha respinto l'idea che non ci sia tempo per approvare lo ius soli: «La sinistra tutta si è detta disponibile a votare la fiducia. Che aspetta il governo a metterla?», ha incalzato in un post su Facebook.

Il nocciolo della questione
A dividere centristi e dem son in particolare i nuovi requisiti minimi per ottenere la cittadinanza prima dei 18 anni. Al momento, la normativa risalente al 1992 è basata sul cosiddetto ius sanguinis: è cittadino italiano chi ha genitori italiani. Un giovane nato da genitori stranieri ha diritto alla cittadinanza italiana solo se, una volta raggiunta la maggiore età, dichiara entro un anno di volerla acquisire e fino ad allora abbia risieduto in Italia «legalmente e ininterrottamente». La riforma introduce due nuovi percorsi di cittadinanza. Il primo è il cosiddetto ius soli (il diritto di cittadinanza connesso alla nascita sul territorio italiano) ma temperato e lo ius culturae (diritto di cittadinanza dopo aver completato un ciclo di studi obbligatori in Italia). Nel primo caso sono considerati cittadini italiani i figli, nati nel territorio della Repubblica, di genitori stranieri se almeno uno di loro ha un permesso di soggiorno Ue di lungo periodo e risulta residente legalmente in Italia da almeno cinque anni. Nel secondo caso la cittadinanza è riconosciuta anche ai minori stranieri nati in Italia, entrati nel nostro paese entro il 12° anno di età, a condizione che abbiano «frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale, o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali. Chiarito il nocciolo della questione, facciamo il punto su favorevoli e contrari.

Lo schieramento dei favorevoli
Il Partito Democratico ha issato la bandiera della riforma dello Ius soli per gran parte della legislatura e nonostante il parziale riposizionamento del segretario (ennesimo esempio della rincorsa al M5S in vista delle elezioni politiche del 2018) dovrebbe votare abbastanza compatto a favore, sempre che il ddl arrivi effettivamente in Aula in tempo utile. Anche Articolo 1-Mdp, il movimento degli ex dem guidato da Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema è schierato a favore della riforma “senza se senza ma”, così come i componenti di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà – con la capogruppo Loredana De Petris pronta a votare con la maggioranza una “fiducia di scopo” «pur di vedere approvata una legge di pura civiltà» contro gli «umori xenofobi destati da una politica a caccia di voti» e i 18 senatori che compongono il Gruppo per le Autonomie, dove si ritrovano i partiti delle minoranze linguistiche e i senatori a vita Giorgio Napolitano, Renzo Piano, Elena Cattaneo e Carlo Rubbia.

Il caso di Alternativa Popolare: a favore se modificato
I centristi di Alternativa popolare - parte integrante della maggioranza di Governo - non sono contrari alla riforma ma, alla luce di un clima diverso nel apese sui temi dell'immigrazione, chiedono modifiche sostanziali al ddl all'attenzione del Senato (che causerebbe un ulteriore allungamento dei tempi di approvazione). Esclusa del tutto la possibilità di porre la fiducia su un testo non condiviso. Tra le condizioni, quella di spostare l'accento della riforma sullo ius culturae piuttosto che sullo ius soli, per quanto “temperato”.

Lo schieramento dei contrari
A guidare il fronte del No alla legge sulla cittadinanza è senz'altro la Lega Nord, da sempre in prima linea nel contestare ogni modifica normativa che renda più semplice il riconoscimento dei “nuovi italiani” nati da genitori stranieri. Contraria anche Forza Italia-Il Popolo della Libertà che ha sempre contestato il ddl «sbagliato rispetto ai contenuti e inopportuno rispetto ai tempi». Dopo aver presentato ad inizio legislatura una proposta di legge dalle maglie larghe in tema di cittadinanza il M5S si è gradualmente spostato nel campo dei contrari, preannunciando l'astensione al momento del voto in Aula (a palazzo Madama equivale al voto contrario). No anche dei dieci componenti del gruppo Federazione della libertà capitanati dall'ex senatore Ncd Gaetano Quagliariello, pronto a promuovere un referendum abrogativo che il ddl dovesse completare il suo iter.

Il gruppone degli incerti
Non manca, su un tema tanto divisivo come quello della cittadinanza, il “partito degli incerti”, che ufficializzeranno la loro posizione solo a ridosso del voto in Aula. Al suo interno sono collocati i senatori del Gruppo Autonomie e Libertà (Gal), a inizio legislatura orientatati per una estensione del diritto di cittadinanza, e i centristi che si riconoscono nel gruppo di Ala-Scelta civica per la Costituente Liberale e Popolare. In linea di massima l'orientamento prevalente è a favore, ma i più convinti di questa formazione (Scelta Civica guidata dall'ex viceministro Enrico Zanetti) non ha rappresentanti in gruppo al Senato, mentre gli eletti di Ala potrebbero decidere all'ultimo momento anche in base alla richiesta o meno del voto di fiducia. Tra gli indecisi rientrano infine anche i senatori del Gruppo Misto, esclusi quelli eletti nella fila di Sinistra Italiana e Sel.

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