Le richieste d’asilo 2017 accolte viaggiano alla media di una su tre o poco più. La percentuale costante è del 58% da gennaio a giugno. Ma questo scenario si arricchisce di una serie di novità in ballo al ministero guidato da Marco Minniti. L’azione più stringente delle questure sugli irregolari. Rimpatri e identificazioni in aumento. L’arrivo nei prossimi mesi dei 250 nuovi componenti delle commissioni d’asilo. E la possibilità di varare un decreto correttivo sulla protezione internazionale dei migranti già allo studio del Viminale.
I dati dell’asilo. Le cifre pubblicate su www.interno.it sono aggiornate a giugno. Mese per mese, si può vedere come la percentuale dei dinieghi alle istanze sfiori sempre il 60%. Lo status di rifugiato è riconosciuto all’8,8% dei migranti richiedenti, la protezione umanitaria nel 24,1% dei casi e quella sussidiaria nell’8,7%. Le domande riguardano - ma non sempre - le nazionalità più presenti negli sbarchi.
Nel solo mese di giugno le istanze, in totale 13.165, sono state in prevalenza di migranti della Nigeria (2.651), Bangladesh (1.415), Costa D’Avorio (931) e Pakistan (914). Gli sbarchi, tuttora in calo rispetto all’anno scorso (96.845 con una diminuzione del 3,47% rispetto all’anno scorso), nel 2017 sono soprattutto di provenienza Nigeria (16.464), Bangladesh (8.692), Guinea (8.669) e Costa D’Avorio (8.042).
L’azione delle questure. Il 60% di dinieghi alle istanze d’asilo pone non da oggi un problema di rimpatri ed espulsioni dei migranti considerati irregolari. Per questo con il decreto legge sull’immigrazione il ministro Minniti ha chiesto di istituire Cpr (centri per i rimpatri, ex Cie) in ogni regione. Nell’attesa delle procedure burocratiche in corso - accordi con gli enti territoriali, individuazione dei siti, gare di appalto per costruzioni e allestimenti - il dipartimento di Ps, guidato dal prefetto Franco Gabrielli, ha intensificato le strategie di contrasto.
Lo ha spiegato nell’ultima audizione al comitato Schengen a fine luglio il capo della direzione centrale Polizia delle frontiere e immigrazione, Giovanni Pinto. «Di fronte alla contingente difficoltà di avere un numero sufficiente di posti nei centri per il rimpatrio, è stato disposto con circolare a tutte le questure» di richiedere «l’identificazione ai consolati» quando le forze dell’ordine fermano uno straniero privo di permesso di soggiorno.
«Prima, in assenza di posti nei centri, non si poteva fare altro che invitare lo straniero ad allontanarsi dal territorio nazionale, anche se poi si rischiava che rimanesse» riconosce Pinto.
Adesso i consolati rilasciano il documento dello straniero fermato che «viene inserito in un database». Quando il migrante «viene rintracciato in un secondo momento, è immediatamente possibile organizzarne la partenza». Il prefetto rivela che «l’attività di rintraccio è raddoppiata». L’anno scorso gli stranieri rintracciati sono stati 41.473. E i voli di rimpatrio quest’anno sono già oltre quota 3mila migranti.
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