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Armao, il leader degli Indignati che “indigna” parte di Forza…

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il ritratto

Armao, il leader degli Indignati che “indigna” parte di Forza Italia

Gaetano Armao (Imagoeconomica)
Gaetano Armao (Imagoeconomica)

Alla testa di SicilianIndignati, come ha voluto chiamare la sua lista-progetto per le regionali del 5 novembre, Gaetano Armao, professore aggregato di diritto amministrativo europeo e comparato alla facoltà di Scienze politiche dell'Università di Palermo, deve adesso vedersela con chi, nel centrodestra, si indigna perché Silvio Berlusconi ha preso in considerazione l'idea del suo nome come candidato. Una fronda che non sorprende, data la sua lunga frequentazione con i palazzi del potere, in Sicilia e a Roma, e le spaccature tra gli azzurri dell'Isola.

Gli albori con i gesuiti e la sinistra Dc
Classe 1962, Armao nasce in una agiata famiglia borghese, frequenta l'Istituto Gonzaga, la scuola dei padri gesuiti di Palermo, e poi, da universitario, l'Istituto di formazione politica e sociale Pedro Arrupe. All'epoca della primavera palermitana, il suo riferimento è la sinistra Dc: Ciriaco De Mita a livello nazionale, Sergio Mattarella, Enrico La Loggia, Andrea Piraino e Leoluca Orlando nell'Isola. I “fari” della facoltà di giurisprudenza dove studia. Ma l'infatuazione si interrompe intorno ai primi anni Novanta, quando diventa ricercatore di diritto amministrativo all'ateneo di Palermo e abbraccia la fede nell'autonomismo, che non lascerà più. Virando a destra insieme a padre Ennio Pintacuda, che nel 1996 fonda “Noi Siciliani”. Sono gli anni della ricerca all'estero - prima alla London School of Economics, poi alla Harvard Law School di Boston - e dell'inizio della docenza alle Università di Palermo e di Enna.

Dal 2001 i primi incarichi politici con Cuffaro
La formazione giuridica solida e internazionale gli vale i primi incarichi tecnici di rilievo al servizio della politica: comincia nel 2001, quando viene scelto consigliere giuridico del governatore siciliano Totò Cuffaro (Udc) e del sindaco di Palermo Diego Cammarata (Forza Italia), e “sboccia” a Roma nel 2002, con la consulenza all'allora ministro degli Affari regionali, La Loggia. Viene poi nominato consulente della commissione parlamentare di inchiesta sulla criminalità organizzata negli appalti e, nel 2005, coordinatore della struttura centrale di supporto all'organo di missione della presidenza del Consiglio Pari opportunità per le Regioni d'Europa. Incarichi e consulenze si susseguono, dalla Sicilia a Roma.

Assessore nella giunta di Lombardo
Nel 2009 il salto: la nomina ad assessore ai Beni culturali e poi a responsabile del Bilancio nella giunta di Raffaele Lombardo (Movimento per le Autonomie). Non sono tempi facili. Lombardo rompe con l'Udc, spacca il centrodestra, fa entrare in giunta il Pd. Armao finisce nel mirino della stampa per un presunto uso improprio dell'auto blu: l'inchiesta che ne deriva per peculato d'uso finisce nel 2013 con un'archiviazione. Nel 2012 fonda il suo primo movimento, “Palermo Avvenire”, ma non sfonda.

Da “Sicilia Nazione” agli Indignati
Nel 2015 è la volta di “Sicilia Nazione” e ingaggia una battaglia frontale con Rosario Crocetta, bollato come “antiautonomista”. Nel 2016 dall'unione con altri gruppi indipendentisti e civici nasce il Movimento Nazionale Siciliano, la forza con cui parte la corsa verso le regionali. Nel mentre fallisce, per l'alt di Berlusconi, l'ipotesi di primarie per scegliere il candidato del centrodestra, alle quali Armao sarebbe stato disponibile. Ma non si spengono le ambizioni di realizzare il suo progetto politico, che cambia ancora nome: ad agosto 2017 nasce l'Unione dei Siciliani Indignati, con l'obiettivo dell'autogoverno dell'Isola «a partire dalla modernizzazione e dalla piena attuazione dello Statuto regionale in una prospettiva euromediterranea». I suoi dossier, illustrati a inizio agosto durante un pranzo ad Arcore con l'ottima presentazione del coordinatore azzurro in Sicilia, Gianfranco Micciché, fanno colpo sull'ex Cavaliere.

Il “duello” con Musumeci e l'alt dei deputati siciliani di Fi
Il gradimento di Berlusconi e di Micciché, però, non pare aver convinto gli azzurri siciliani. Molti dei quali, a cominciare dal presidente dei deputati dell'Ars, Marco Falcone, guardano a Nello Musumeci e, soprattutto, arrivano a mettere in discussione lo stesso ruolo di Micciché, che ieri ha allontanato l'ipotesi di una corsa solitaria di Fi e ha volutamente ammorbidito i toni: «È essenziale fermarsi un attimo e riaprire il dialogo con tutte le forze politiche alternative al disastroso governo Crocetta. Non mi arrendo all'idea di spaccare il centrodestra e consegnare la Sicilia, e poi l'Italia, ai Cinque Stelle». L'ipotesi di un ticket Armao-Musumeci pare comunque tramontata. E non è escluso che, tra i due litiganti, spunti un terzo nome che possa porre fine all'impasse.

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