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Errori di calcolo della magnitudo? Tutta colpa della superficie vulcanica

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Il caso ischia visto dai sismologi

Errori di calcolo della magnitudo? Tutta colpa della superficie vulcanica

(Reuters)
(Reuters)

I rari terremoti che avvengono sotto i vulcani, come quello di Ischia, sono più difficili da studiare rispetto ai terremoto tettonici, decisamente più numerosi e molto più noti. «Una caratteristica comune a tutti è di essere molto più
superficiali, al punto da superare molto difficilmente la profondità di cinque chilometri», ha spiegato il sismologo Gianluca Valensise dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanolgia. «Questo - ha proseguito - accade perché al di sotto di cinque chilometri la crosta diventa troppo calda per generare una rottura». Il fatto che i terremoti che avvengono sotto i vulcani siano superficiali spiega anche perché si risentano maggiormente. Spesso, ha proseguito, «non è semplice studiare i terremoti vulcanici perché le stazioni di rilevamento possono essere distanti alcuni chilometri e di conseguenza questo richiede un’analisi più complessa rispetto a quanto avviene nel caso dei terremoti tettonici.

Numeri contrastanti
I primi calcoli avvenuti in automatico segnalavano una magnitudo 3.6: un valore che non tornava con le prime testimonianze da Ischia, che parlavano di un terremoto «fortissimo», e le macerie che hanno fatto vittime. Successivamente il calcolo è stato rivisto, con un valore di 4.0, grazie ai dati registrati dalla rete sismica dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv. Come è accaduto? Qualcuno, forse, ha temuto un altro errore del sistema, come quello che il 15 giugno scorso aveva associato la magnitudo 5.1 di un terremoto nelle Filippine al sisma di magnitudo 1.6 registrato a Pieve Torina (Macerata).

Niente del genere, questa volta. Non c’è stato in realtà nessun errore, ma solo la grande difficoltà di dover calcolare la magnitudo di un terremoto che appartiene a uno dei tipi più rari e anomali: quelli che avvengono sotto i vulcani. Non sono certamente studiati come lo sono quelli tettonici che scuotono continuamente la penisola e può accadere, come nel caso di Ischia, che i primi sismografi a registrare l’evento siano distanti alcuni chilometri. Sulla base di queste prime rilevazioni viene di solito calcolata la magnitudo locale (ML), che nel caso dei terremoti tettonici, come quelli che avvengono lungo l’Appennino, è un valore molto affidabile.

La particolarità delle superfici vulcaniche
Quando il terremoto avviene sotto un vulcano (Ischia ospita l’Epomeo), però, la situazione è molto diversa. Per questo dopo il primo calcolo di 3.6, sono stati utilizzati i dati della rete sismica dell’Osservatorio Vesuviano per ricalcolare la magnitudo sulla base della durata dell’evento, ottenendo il valore di 4.0. Un valore ancora provvisorio in quanto quello definitivo, relativo alla «magnitudo momento», viene calcolato dai ricercatori e si basa sulla stima del momento sismico, ossia su una durata più ampia del sismogramma, fino a 30 minuti.

I nuovi dati della rete sismica dell’Osservatorio Vesuviano hanno inoltre permesso di ricalcolare la profondità dell’evento, correggendo a cinque chilometri il valore iniziale di dieci. È stata un’ulteriore conferma di quanto si sa finora dei terremoti vulcanici. «Una caratteristica comune a tutti è di essere molto più superficiali, al punto da superare molto difficilmente la profondità di cinque chilometri», ha proseguito Valensise. «Questo accade perché al di sotto di cinque chilometri la crosta diventa troppo calda per generare una rottura».

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