Sì definitivo da parte del Consiglio dei ministri al decreto legislativo che introduce il reddito di inclusione (Rei). «Un aiuto a famiglie più deboli, un impegno di Governo, Parlamento e Alleanza contro la povertà» scrive su twitter il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, dopo che l’esecutivo ha dato il via libera definitivo alla misura. Il reddito di inclusione (Rei) sostituisce il sostegno all'inclusione attiva (Sia), partirà il primo gennaio 2018 e consiste in un assegno mensile di importo variabile dai 190 fino ai 485 euro in caso di famiglie molto numerose per una durata massima di 18 mesi. Interessata una platea di 400mila nuclei, pari a circa 1,8 milioni di persone.
Per la prima volta l'Italia si dota così di uno strumento contro la povertà, partendo da coloro che negli anni di crisi hanno subito il calo peggiore delle proprie condizioni di vita, i nuclei con bambini. Un grande passo in avanti a dire del premier, che ha firmato in aprile il memorandum di intesa con l'Alleanza contro la povertà sull'attuazione della legge delega che istituisce il reddito di inclusione ( «la crisi che abbiamo attraversato, la più grave dal Dopoguerra, ci ha lasciato un incremento della povertà e chi governa deve riconoscere il problema» era stato il suo commento).
I numeri del fenomeno
Secondo i dati Istat pubblicati di recente la povertà assoluta in Italia nel 2015 coinvolgeva il 6,1% delle famiglie residenti (pari a 4,6 milioni di individui). Rispetto al 2014 sono peggiorate soprattutto le condizioni dei nuclei con quattro componenti (dal 6,7% al 9,5%). Erano invece 2,7 milioni le famiglie in povertà relativa per 8,3 milioni di persone complessive. Sempre nel 2015 il Pil pro capite dell'Italia, misurato in standard di potere d'acquisto, risultava inferiore del 4,5% rispetto alla media dell'Ue e più basso del 23,6 di quello della Germania. La povertà risulta poi legata alla carenza di lavoro: nel nostro Paese nel 2015 si registrava il tasso di occupazione più basso nell’Unione ad eccezione della
Grecia. In pratica tra i 20 e i 64 anni lavora solo il 60,5% delle persone a fronte dell'80,5% della Svezia e del 78% delle Germania (il dato italiano è cresciuto al 61,6% nel 2016). Se si guarda alle donne l'occupazione scende ancora con appena la metà delle donne tra i 20 e i 64 anni che lavorava in Italia contro il 78,3% della Svezia.
Poletti: rispettati gli impegni presi
Parla di uno strumento «che impegna tutte le istituzioni e le comunità locali a stare a fianco dei più deboli» il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, commentando l'approvazione definitiva del decreto di attuazione del disegno di legge delega. «Abbiamo rispettato l'impegno - prosegue Poletti - di rendere operativo l'esercizio della delega prima dei sei mesi previsti, per dare risposta quanto prima ai cittadini in difficoltà con uno strumento che abbiamo costruito attraverso un rapporto di dialogo e di positiva collaborazione con le associazioni rappresentate dall'Alleanza contro la povertà ed un confronto fattivo con il Parlamento».
Presa in carico della famiglia
Il reddito di inclusione (Rei), come precisa la nota diffusa al termine del Consiglio dei ministri, viene riconosciuto ai nuclei familiari che rispondano a determinati requisiti relativi alla situazione economica. In particolare, il nucleo familiare del richiedente dovrà avere un valore dell'Isee, in corso di validità, non superiore a 6mila euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20mila euro. In prima applicazione sono prioritariamente ammessi al Rei i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni. Fermo restando il possesso dei requisiti economici, il Rei è compatibile con lo svolgimento di un'attività lavorativa. Viceversa, non è compatibile con la contemporanea fruizione, da parte di qualsiasi componente il nucleo familiare, della Naspi o di altro ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria. Il reddito di inclusione sarà concesso per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e sarà necessario che trascorrano almeno 6 mesi dall'ultima erogazione prima di poterlo richiedere nuovamente. Al Rei si accederà attraverso una dichiarazione a fini Isee “precompilata”.
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