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Dossier A Cernobbio tutti fiduciosi (ma non troppo) su Italia ed Europa

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Dossier | N. 22 articoliWorkshop The European House 2017

A Cernobbio tutti fiduciosi (ma non troppo) su Italia ed Europa

«Fiducia, ma non troppo». A volerla sintetizzare con poche parole o con un concetto semplice e stringato, l’edizione 2017 del consueto workshop The European House - Ambrosetti di Cernobbio la si potrebbe definire forse in questo modo. In riva al Lago di Como non si respira più, nonostante il meteo capriccioso, l’atmosfera cupa degli anni scorsi, ma si fatica anche a lasciarsi andare agli entusiasmi, sia quando si parla dell’Italia e della sua ripresa, sia quando si allarga lo sguardo all’Europa intera.

Le tessere mancanti
Non c’è dubbio infatti che si sia tirato un bel sospiro di sollievo rispetto a 12 mesi fa, vedendo i promettenti dati sul Pil e anche gridando allo scampato pericolo politico dopo l’esito delle elezioni francesi. Qualche tessera però manca per completare il mosaico e lo si capisce bene dall’umore che traspare fra i partecipanti al Forum. «C’è più fiducia, ma non montiamoci la testa», sostiene per esempio il presidente di Bnl, Luigi Abete, a proposito della ripresa italiana: un modo per ricordarci (caso mai fosse necessario) quanto ci sia ancora da lavorare per riempire quel bicchiere ancora colmo a metà, o forse meno.

Sondaggio agrodolce
Stessa storia per l’Europa: il consueto sondaggio condotto fra i partecipanti rivela come meno di uno su tre nutra un livello di fiducia elevato (27,3% alto e 4,3% altissimo) sulla situazione attuale e sulle prospettive future dell’Unione europea; circa la metà dei presenti abbia un grado sufficiente (18,7%) o medio (31%) di fiducia, mentre il 15,5% esprima un gradimento basso e il 2,7% addirittura molto basso. Non proprio cifre esaltanti, insomma, e quanto di più vicino possa esserci alla storia del «vorrei ma non posso».

Duelli in sala
Del resto alcuni workshop sembrano proprio essere stati organizzati ad arte per mettere a nudo le contraddizioni e soprattutto a confronto le varie opinioni sul tema crescita ed Europa. Fra l’olandese Geert Wilders, leader del Partito della Libertà e fiero antieuropeista, e Mario Monti non se le sono certo mandate a dire. Qualche ora dopo anche Clemens Fuest, presidente dell’istituto tedesco Ifo e uno dei più fieri censori dell’operato della Bce, ha trovato il pane per i suoi denti in un dibattito acceso con il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, e con il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici.

Serve il «superministro»
Quest’ultimo ha ribadito la propria «fiducia nella leadership e nella visione di Mario Draghi», avanzando poi l’ipotesi della creazione di un «alto
rappresentante per gli affari economici e finanziari'», ovvero una
sorta di superministro delle Finanze che sia legittimato dal parlamento europeo e che sia «istituzionalmente robusto». Curiosamente lo ha fatto mentre in una sala adiacente di Villa d’Este l’ambizioso ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire spiegava in una conferenza stampa in grande stile che «serve un fondo monetario europeo simile all’Fmi e un ministro delle finanze a livello di Eurozona che possa avere un ruolo chiave». «Con tutti i partner, e specialmente con la Germania, vogliamo costruire un’Eurozona più integrata. Vogliamo completarla e farla diventare più forte, come la Cina e come gli Stati Uniti», ha affermato Le Maire, indicando così una possibile via. Ma il cammino, secondo chi si trova a Cernobbio e non solo, è ancora molto lungo.

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