«Non sono il presidente del Consiglio che promette miracoli». E nei prossimi mesi il suo impegno sarà di «proseguire fino a fine ordinata della legislatura, con una buona legge di bilancio che non faccia danni e continui ad accompagnare la crescita». Paolo Gentiloni parla al workshop Ambrosetti a Cernobbio. Sa che ha davanti una platea italiana e internazionale, con esponenti della Ue, economisti di tutto il mondo, oltre che imprenditori e banchieri italiani. E ci tiene a dare un messaggio rassicurante, sia sull’economia che sull’instabilità politica: «L’Italia ha lasciato alle spalle la crisi più acuta che ha avuto dal Dopoguerra», anche se non è fuori dalle «antiche difficoltà» del debito pubblico e del ritardo del Mezzogiorno. Ed ha aggiunto: «L’Italia ha pagato la precarietà dei nostri governi, non dico che mi stia bene un turn over accelerato, ma questo non va confuso con un’instabilità di fondo che non c’è, non abbiamo mai riservato brutte sorprese agli alleati e agli investitori».
Sono gli indici a parlare: per il presidente del Consiglio il più importante è la ripresa della fiducia, sia dei consumatori che delle imprese, «tornata dopo paure seminate ad arte e a volte anche a sproposito». Mentre «se ci fosse un premio per l’alta correzione in positivo lo vincerebbe l’Italia». Nessuna promessa di miracoli: «Li fanno le famiglie e le imprese». Arrivato a Palazzo Chigi «ho cercato di attuare le riforme avviate e ho affrontato sfide difficili», ha spiegato Gentiloni. Sottolineando alcuni risultati: il ritorno alla crescita, «con performance del manifatturiero e dell'export straordinari», un exploit nei servizi e nel turismo incoraggianti, una ripresa del mercato interno anche se in alcuni settori non è soddisfacente.
«Abbiamo gradualmente recuperato l’equilibrio dei conti pubblici senza ammazzare la crescita e realizzando un avanzo primario che non ha eguali», ha detto Gentiloni: «È il sentiero stretto, come dice Padoan, che ha funzionato». Un risultato riconosciuto anche dal commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici: «La situazione economica italiana sta fortemente migliorando e ne siamo contenti». Con l’Italia, ha aggiunto, c’è stato uno scambio di lettere: «Ha utilizzando al massimo la flessibilità, siamo stati sempre in discussione positiva, proseguiremo su questa strada, rispettando le regole. C’è bisogno». I problemi però ci sono e Gentiloni non li ha nascosti: «La ripresa del lavoro è scandalosamente insufficiente», specie per i giovani, le donne e nel Mezzogiorno. Anche se c’è stata una ripresa grazie alle riforme che hanno portato a 23 milioni il numero degli occupati, «un record».
Un risultato positivo dell’azione di governo riconosciuto anche dalla platea, in un sondaggio durante la tavola rotonda sul futuro del lavoro: per il 48% il giudizio è positivo, per il 9,5% molto positivo e per il 25,2% appena sufficiente (negativo il 7,9 e molto negativo il 3,2). L’occupazione del giovani è una priorità per il governo, come ha sottolineato anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Ma il ministro non si è sbilanciato in cifre sull’entità della decontribuzione per i nuovi assunti a tempo indeterminato, confermando che sarà definitiva e che bisognerà pensare ad un ventaglio di interventi, dall’apprendistato alla formazione al lavoro 4.0. Nella legge di bilancio, ha continuato Gentiloni, bisogna lavorare per i giovani, per l’innovazione sulla scia di Industria 4.0, per ridurre le disuguaglianze. Ma ci vuole tempo perché i numeri si traducano in lavoro e in riduzione del disagio sociale. Gentiloni ha rimarcato i risultati sui flussi migratori: si possono ridurre, ha detto, senza rinunciare ai principi di umanità e solidarietà.
Un risultato che il vice presidente Ue, Frans Timmermans, ha attribuito anche «all’efficace azione dell’Italia e del governo Gentiloni». Quella dei migranti è stata una delle due sfide che il presidente del Consiglio si è trovato ad affrontare. L’altra è la questione banche: «Abbiamo fronteggiato le maggiori crisi bancarie salvando il risparmio, nel rispetto delle regole Ue. Un’operazione molto faticosa, per cui mi chiedo se queste regole Ue funzionino. Comunque ora questa sfida è sotto controllo», ha detto Gentiloni che ha parlato del futuro dell’Unione europea: nel 2018 potrà essere cruciale un rilancio del ruolo della Ue. Ma molto è da definire: ad una domanda sul ministro delle Finanze Ue, ha risposto: «Sono d’accordo, ma ancora non si capisce cosa debba fare». In platea ci sono esponenti del suo governo e lo ascolta Luigi Di Maio, del Movimento 5 stelle, che interverrà questa mattina con il leader della Lega, Matteo Salvini. Per l’Italia «siamo l’ultima speranza», aveva detto al suo arrivo Di Maio, spiegando di essere a Cernobbio «per parlare con tutti, anche con chi non ha le nostre idee».
«L’Italia non è la pecora nera in un contesto europeo in cui, se guardiamo le sei maggiori economie, la maggior parte hanno maggioranze fragili», ha detto nel suo intervento Gentiloni. Che ha aggiunto: «In Italia non vincerà la politica dell’insulto, la negazione della scienza e la derisione delle competenze».
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