Tornare alla normalità, dopo anni straordinari di Qe e tassi allo zero bound, avrà dei costi, per le imprese, per le banche, per lo Stato: il denaro sarà più caro, indebitarsi sarà più oneroso, i tassi d’interesse saliranno, lo spread è previsto in allargamento con un aumento del premio del rischio-Paese, i prezzi dei bond caleranno. Ma la voglia di normalità che si respira in questi giorni sulle rive del lago di Como, al Forum The European House - Ambrosetti, è tale e tanta da scacciare via i brutti pensieri. Il tapering della Bce, l’uscita dai tassi sotto zero, la riduzione del bilancio della Federal Reserve sono tutti eventi prevedibili, largamente preannunciati e attesi ai quali il sistema si è potuto preparare per tempo: un ritorno al normale è quanto di più auspicato da tutti, si vuole vedere nel tapering e nel rialzo dei tassi anche quel che c’è di buono, crescita tonica e inflazione in area 2 per cento.
«Il tapering è una buona notizia in quanto è il ritorno alla normalità. E la normalità per le banche significa che i tassi negativi passeranno a positivi e quelli ora positivi saliranno. Le banche saranno agevolate dai tassi più alti, guadagnano poco quando la struttura dei tassi è troppo bassa», afferma Maurizio Sella, presidente di Banca Sella ed ex presidente dell’Abi, anche se subito aggiunge: «C’è anche un altro aspetto di cui tener conto. Il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato farà scendere i prezzi dei titoli sulla parte più lunga della curva dei rendimenti e questo avrà da subito un impatto sul conto economico delle banche che hanno in portafoglio i titoli di Stato con duration lunga, quelle banche ne soffriranno. Questo problema però la nostra banca non lo avrà, perché la nostra duration è brevissima».
Il tapering della Federal Reserve fece tremare i mercati. Non sarà così con la Bce, parola di Trichet. «La riduzione degli acquisti netti di asset della Bce non arriva come una sorpresa per i mercati che se l’aspettano. La Bce sarà cauta e prudente, non coglierà di sorpresa i mercati - commenta Jean-Claude Trichet, ex-presidente della Banca centrale europea - e quale che sia l’esatta data di inizio del tapering, di certo sarà misurato e graduale». La forward guidance sta proprio in questo, e la Bce continuerà ad adottarla. Non si respirava ieri dunque aria di tragedia, al Forum Ambrosetti, per colpa del tapering. «Il tapering non ci fa paura perché a determinarne gli impatti saranno la gradualità e la capacità di una corretta comunicazione ai mercati. Due sensibilità che la Bce di Mario Draghi in questi anni ha dimostrato di saper maneggiare con grande capacità», afferma Gian Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo.
Su questa linea anche Gianluca Garbi, ad di Banca Sistema, che comunque mette in guardia dall’impatto del rialzo dei rendimenti sulla parte lunga della curva dei titoli di Stato.«Resta il fatto - asserisce - che il mercato dovrà vedersela con un compratore importante in meno, che è la Bce. Sulla parte corta della curva, i rendimenti non si muoveranno molto, il tasso delle deposit facilities resta negativo (durante il tapering, ndr) e le banche continueranno a fare soldi con il pronti contro termine. Altra storia la parte lunga della curva: nell’attesa di rialzo dei rendimenti e calo dei prezzi, nessuno ha voglia di comprare e la Bce a un certo punto non ci sarà più».
Al di là del mercato dei titoli di Stato, il tapering e l’arrivo di una conseguente stretta di politica monetaria avranno l’effetto di rincarare il costo del denaro, dopo anni di baldoria. Ma le imprese hanno avuto il tempo per prepararsi, ristrutturare il debito o ridurlo. Così il caso di Sorgenia.
«Il tapering della Bce è un fenomeno straordinario, senza precedenti, ma ci siamo preparati a questo evento anche se i tassi prevedo che rimarranno bassi per ancora del tempo, penso fino a tutto il 2018 - spiega Gianfilippo Mancini, ad di Sorgenia -. Nella prospettiva di un rialzo dei tassi, le aziende come la nostra hanno iniziato a fare i conti, da un lato per portare il debito su livelli sostenibili e dall’altro per proseguire il nostro piano di investimenti anche a condizioni finanziare più onerose».
Sorgenia ha colto la finestra di opportunità del Qe, che ha tenuto tassi e spread del rischio Italia bassi. «Quello della Bce è stato uno scudo che ci ha messi al riparo dalla penalizzazione del rischio Italia nei confronti delle aziende del nord Europa - rimarca Mancini -. Siamo passati da una situazione critica del debito, che era di 1,7 miliardi agli attuali 850 milioni, con azioni manageriali, sfruttando questi anni di tassi bassi. Abbiamo migliorato la redditività, insomma, abbiamo fatto i compiti a casa. E ora siamo pronti a fare fronte a un nuovo scenario di tassi al rialzo».
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