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incontro pubblico a trieste

Terrorismo, l’allarme di Minniti: rischio ritorno foreign fighters in Europa

L'Europa rischia di dover fronteggiare una «diaspora di ritorno» dei foreign fighters dell'Isis. A lanciare l'allarme è il ministro dell'Interno, Marco Minniti, regista della strategia antiterrorismo del Governo, in prima linea nel coordinamento del controllo del territorio contro il fanatismo islamico. «In questi anni - ha spiegato nel corso di un incontro pubblico promosso dal Pd a a Trieste - in Siria e Iraq hanno combattuto fra i 25mila e 30mila combattenti stranieri. Nel momento in cui l'Isis viene sconfitto a Mosul e a Raqqa c'è il rischio di una diaspora di ritorno». La sola Tunisia «ha 3.000 foreign fighters», mentre l'Europa ne conta 5mila: «Noi dobbiamo avere un processo di controllo delle frontiere altrimenti il rischio è che questi tornino e si aggiungano al terrorismo spontaneo».

«Nessuna equazione» tra terrorismo e immigrazione
Da escludere, invece, un rapporto fra terrorismo e immigrazione: tra le due cose, ha chiarito Minniti, «non c'è un'equazione». La dinamica dell'attentato di Charlie Hebdo evidenzia «che gli attentatori non venivano da Siria e Iraq ma «erano figli dell'Europa di una mancata integrazione», che per il ministro è «un elemento fondamentale delle politiche di sicurezza. L'accoglienza ha un limite nella capacità di integrazione. Un paese che non si pone questo problema è poco attento al suo presente al suo futuro. Se l'accoglienza è illimitata - ha concluso - è difficile integrare».

Aiuti a Libia argine a terroristi di ritorno da Siria e Iraq
Nel quadro dei traffici di migranti - che rappresenta la principale emergenza del Mediterraneo - la Libia si conferma un paese chiave per affrontare il problema dei flussi e degli sbarchi. «Il 97% delle persone arrivate in Italia nei primi otto mesi di quest'anno - ha sottolineato Minniti - provengono dalla Libia ma non c'è nessun libico tra loro. Il nostro obiettivo era quindi intervenire in quel paese perché si dotasse di strumenti di controllo delle frontiere, ci fosse una Guardia costiera, si controllasse il confine sud di quel paese da cui possono passare trafficanti di esseri umani e un domani - ha aggiunto - anche i terroristi tornati da Siria e Iraq».

Sì all’accoglienza diffusa
Parlando invece degli aiuti italiani diretti alle comunità locali libiche, il ministro ha spiegato che l'obiettivo è quello di fare in modo «che il traffico di esseri umani non sia l'unico mezzo di sostentamento» delle popolazioni locali, ma anche «pensare ai diritti e ai livelli di vita di chi resta in Libia». «Dobbiamo governare i flussi e costruire le condizioni perché lì siano trattati com'è giusto che siano trattati. Dobbiamo poi lavorare perché chi ha diritto alla protezione umanitaria possa ottenerla. E chi non ne ha diritto - ha concluso - deve avere assistenza per tornare ai paesi di provenienza». Con un occhio ai problemi di casa nostra, Minniti ha quindi ribadito la politica dell'accoglienza diffusa dei migranti. «Se ogni Comune accogliesse tre migranti ogni mille abitanti in Italia non avremmo nessun problema. I oproblema è che ci sono tanti Comuni che non accolgono». I grandi centri di accoglienza, spesso al centro delle cronache per i problemi di convivenza tra ospiti e comunità locali «vanno superati perché non garantiscono l'integrazione. I piccoli numeri abbattono il muro di diffidenza. Il compito del ministro dell'Interno e del Pd - ha concluso - è di ascoltare sia le voci di chi è accolto che le voci di chi accoglie».

Verso raddoppio commissioni rifugiati in FVG
Reduce da un incontro nel pomeriggio con gli amministratori locali del Friuli Venezia Giulia, principale appuntamento della trasferta, Minniti ha poi annunciato il raddoppio delle commissioni locali per il riconoscimento dello status di rifugiato e il rafforzamento dell'attenzione sui cosiddetti “dublinanti”. Si tratta della «gente del Regolamento di Dublino», profughi e migranti approdati in Italia e transitati nel nostro paese per poi insediarsi in un altro paese Ue da dove sono stati rispediti nel paese di prima accoglienza dopo essere stati “identificati” grazie alla banca dati delle impronte digitali Eurodac. Soddisfatta del vertice la Governatrice Debora Serracchiani, che considera il raddoppio delle commissioni «molto importante per accelerare le procedure amministrative», che agiranno «come una task force» per esaminare le domande dei migranti nei primi 60 giorni di accoglienza, «che sono quelli fondamentali».

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