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Verso la conferma del bonus Sud

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la manovra

Verso la conferma del bonus Sud

Il governo pensa di confermare il «bonus Sud», vale a dire l’incentivo pieno, fino a un massimo di 8.060 euro per 12 mesi, introdotto a gennaio dall’Anpal, la neonata Agenzia nazionale per le politiche attive, per assumere, o stabilizzare, a tempo indeterminato (o in apprendistato) under25 o disoccupati da almeno sei mesi residenti nelle regioni meridionali. L’attuale sgravio, per il quale sono stati stanziati 530 milioni di euro, provenienti dai fondi Ue, scadrà infatti il 31 dicembre; ma la misura sta funzionando, e in vista della legge di Bilancio di ottobre, l’esecutivo sta tentando di allungarne la vigenza, e - potenzialmente - farla così convivere, nel 2018, con la nuova decontribuzione al 50% per tre anni allo studio per rilanciare l’occupazione giovanile.

L’idea è ancora in fase di approfondimento tecnico; ma sembra non dispiacere al ministro per la Coesione e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, che, sabato scorso, si è espresso a favore di una eventuale conferma del «bonus Sud» (risorse permettendo). L’obiettivo sarebbe quello di rafforzare il “peso” degli incentivi nel Meridione (per giovani e non, senza un impiego), facendo salire l’esonero contributivo, nei fatti, al 100% (almeno per un anno).

Il nodo, come sempre, sono i fondi: il buon tiraggio dell’attuale sgravio farà, secondo le previsioni governative, esaurire quasi interamente il budget a disposizione (530 milioni, ndr), e quindi la conferma del «bonus Sud» anche per il prossimo anno quasi sicuramente avrà bisogno di nuove coperture. Unico punto certo, al momento - per evitare di “pesare” sul bilancio pubblico - è che si continueranno a utilizzare risorse Ue: di qui la ricerca di fondi aggiuntivi (anche allargando lo sguardo ad altri capitoli di spesa non proprio lavoristici).

L’eventuale proroga del «bonus Sud» dovrà comunque convivere con la decontribuzione per i giovani, che l’esecutivo ha più volte annunciato di voler varare con la prossima manovra. Questo dossier è più avanti: l’ipotesi più accreditata prevede il dimezzamento dei contributi per i primi tre anni di contratto stabile per un giovane. L’asticella dell’età oscilla ancora tra 29 anni o 32 anni, come vorrebbe il governo (se riceverà l’ok da Bruxelles). La misura ha un costo iniziale inferiore a 1 miliardo; per salire a circa due, a regime. L’esonero avrebbe un tetto annuo intorno ai 4mila euro (4.030, per l’esattezza), e varrebbe anche in caso di trasformazione di contratto a termine o apprendistato.

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