Gli sbarchi sono ripresi. Negli ultimi due giorni sono arrivati oltre 1.700 migranti. Il consuntivo 2017 tuttavia resta sempre positivo rispetto all'anno scorso. Alla data di oggi, secondo il Viminale, 102.534 stranieri sono approdati in Italia contro i 130.517 dell'anno scorso, il calo è del 21,44%. Ma i timori di una ripresa dei flussi ci sono sempre, il dialogo con gli stati del Nord Africa non ammette interruzioni. Così, dopo la riunione venerdì scorso al dicastero dell'Interno del comitato italo-libico presieduto da Marco Minniti, da oggi per quattro giorni un gruppo di ufficiali della Guardia costiera italiana è a Tunisi. Obiettivo: porre le basi della creazione di un Centro Marittimo per la Ricerca ed il Soccorso in Libia, in gergo Lmrcc (Libyan Marittime Rescue Coordination Centre Project).
Dall'Unione alla Libia, tutti gli attori in campo
Tunisi è stata finora la capitale prescelta per le questioni istituzionali in Libia, visti i problemi di sicurezza ancora persistenti a Tripoli. Da oggi il programma degli incontri è molto impegnativo. Il Centro di ricerca e soccorso, infatti, è uno dei passaggi fondamentali per coordinare l'attività in mare di guardia costiera e marina militare libiche. Il contrammiraglio Nicola Carlone, capo progetto, guida il team degli ufficiali italiani. Incontreranno i libici, la delegazione dell'Unione europea per la Libia, la missione di Bruxelles per la gestione delle frontiere (Eubam Lybia), la missione dell'Onu per la ricostruzione delle istituzioni libiche (Unsmil), i rappresentanti di Unhcr-Alto commissariato per i rifugiati e Oim (organizzazione internazionale per le migrazioni).
Fondi e dettagli del progetto
L'Unione europea ha già concesso 47 milioni. Il pacchetto operativo è stato discusso e condiviso più volte tra i tecnici ministeriali italiani e quelli delle direzioni generali Home, Near e l'Eeas (European external action service) di Bruxelles. Ad agosto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha sollecitato il numero uno della Commissione europea, Jean Claude Juncker, a liquidare lo stanziamento complessivo richiesto da Roma per la Libia, pari a 270 milioni fino al 2026. Oltre alla centrale Sar (search and rescue) definita dalla Guardia costiera italiana c'è anche una sala di controllo e coordinamento dell'azione di contrasti ai traffici di esseri umani, struttura progettata dalla Guardia di Finanza. Tutto sotto l'egida della direzione centrale Polizia delle Frontiere e Immigrazione del dipartimento di Pubblica sicurezza guidato dal prefetto Franco Gabrielli. Il progetto di centrale libica di ricerca e soccorso ha avuto un passaggio concreto il 22 giugno quando il comandante generale della Guardia Costiera, ammiraglio Vincenzo Melone, ha firmato il Grant Agreement (contratto fmale) per una serie di azioni da chiudere entro un anno. Occorre, tra l'altro, definire un network operativo con i ministeri italiani (Infrastrutture, Difesa, Interno, Esteri), i diversi uffici di Bruxelles e le controparti libiche. E verificare se l'area Sar (search and rescue) dichiarata di recente da Tripoli sia coordinata con gli stati vicini: Tunisia, Egitto, Grecia e Malta.
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