La ripresa è in atto, anche se l'intensità della crisi che ci siamo lasciati alle spalle ne rende ancora poco percepibile l'effetto in termini di incremento della domanda interna e dell'occupazione. Per una volta, abbandonando la prudenza che ha ispirato le precedenti stime, il Governo con la Nota di aggiornamento al Def (di fatto il passaggio preliminare che prepara la prossima manovra di bilancio) prova a scommettere su target di crescita decisamente più ambiziosi rispetto a quanto previsto la scorsa primavera.
Si conta evidentemente sull'effetto di trascinamento della maggiore crescita attesa quest'anno (l'1,5% con l'1,1% previsto nel Def di aprile), puntando anche nel 2018 e 2019 sullo stesso target dell'1,5 per cento. Le previsioni di consenso a livello internazionale non solo al momento così ottimistiche, tanto che il Pil del 2018 viene indicato in una forchetta dell'1,2-1,3%. Una mano certamente l'ha data l'Istat che ha confermato allo 0,9% la crescita de 2016, ma ha rivisto contestualmente al rialzo dallo 0,8% all'1% il dato relativo al 2015.
Le nuove stime approvate dal Governo tengono conto della revisione e dunque possono consentire di presentare a Bruxelles e in Parlamento un quadro aggiornato delle variabili macroeconomiche che vede il debito pubblico ridursi quest'anno al 131,6% rispetto al 132% del 2016, con la previsione di un'ulteriore calo al 129,9% nel 2018. Pochi decimali, certamente, da attribuire appunto per gran parte all'incremento del denominatore (il Pil), ma tuttavia significativi (se si riuscirà a centrare il risultato), perché è proprio sul debito che è atteso da Bruxelles e dai mercati il segnale dell'inversione di tendenza dopo anni di crescita ininterrotta.
La doppia scommessa dell’Esecutivo
E' dunque una doppia scommessa quella che il Governo consegna alla prossima legge di Bilancio: stabilizzazione e avvio della riduzione del rapporto debito/pil , obiettivi più ambiziosi sul versante della crescita. Ha ragione il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni quando sottolinea che il quadro generale è decisamente più incoraggiante rispetto a quanto era lecito prevedere sei mesi fa. La prudenza tuttavia è d'obbligo, tanto che lo stesso Gentiloni mette in guardia dal rischio di disperdere il “dividendo” della maggiore crescita («non è il momento di sperperare risorse»).
Il nodo Relazione tecnica
Si guarda evidentemente ai prossimi passaggi parlamentari, a partire dall'imminente voto sulla Relazione con cui il Governo chiede alle Camere l'autorizzazione a deviare dal percorso verso l'obiettivo di medio termine (il pareggio di bilancio in termini strutturali). Votazione per la quale, in ossequio alla “legge rinforzata” del 2012, attuativa del nuovo articolo 81 della Costituzione, è richiesta la maggioranza assoluta (al Senato occorrono 161 voti). Poi il confronto si sposterà sui contenuti della manovra, e anche in questo caso sarà tutt'altro che semplice far fronte alle molteplici spinte che verranno dal Parlamento ad allargare i cordoni della borsa in chiave prettamente elettorale. E' l'ultima manovra di bilancio della legislatura, quella che precede le elezioni della prossima primavera.
Non disperdere le risorse
Ecco perché Gentiloni invita a non disperdere le risorse, quelle in sostanza che ora vengono rese disponibili grazie al combinato disposto della maggiore crescita e della flessibilità attesa da Bruxelles. Il deficit strutturale del 2018 sarà in tal modo ridotto dello 0,3% contro lo 0,8% previsto dal Def di aprile, consentendo al Governo di portare il livello del deficit nominale del 2018 all'1,6% contro l'1,2% della precedente stima. Margini di manovra che saranno utilizzati per disinnescare le clausole di salvaguardia del 2018 (l'aumento dell'Iva). Per il resto è caccia aperta ad ulteriori risorse che si renderanno necessarie per finanziare tutti gli interventi in agenda, a partire dall'annunciato intervento sul costo del lavoro per sostenere l'occupazione giovanile. Anche scontando il doppio effetto maggiore crescita e flessibilità Ue, non si tratterà propriamente di una passeggiata, poiché stando alle ultime indicazioni la manovra nel totale dovrebbe attestarsi in un range tra i 18 e i 20 miliardi.
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