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ddl in aula il 28 settembre

Cannabis terapeutica, sì alla Camera dalle commissioni Affari sociali e giustizia

Disco verde dalle commissioni riunite Affari sociali e giustizia della Camera alla proposta di legge sull'uso terapeutico della cannabis. Con l'approvazione a tamburo battente di 16 emendamenti e la bocciatura delle proposte di modifica che tentavano di far virare il testo dall'uso medico verso una più generale liberalizzazione. Uno stop che ha causato le dimissioni da relatore della II Commissione di Daniele Farina (Si Possibile), storico membro del centro sociale Leoncavallo di Milano. Il provvedimento (relatrice per la XII Margherita Miotto Pd), sarà ora sottoposto rapidamente al parere delle altre commissioni competenti e il Ddl andrà al voto dell'Aula giovedì 28 settembre (con testi importanti come il codice antimafia e il Rendiconto generale dello Stato).

Il relatore: «Testo ampiamente condiviso»
«Si tratta di un testo ampiamente condiviso e non vedo problemi per l'Aula», ha spiegato in proposito il presidente della XII commissione, Mario Marazziti. Che poi ha fatto riferimento anche alle dimissioni da relatore alla II commissione, Daniele Farina, sostituito da Alfredo Bazoli. «I primi emendamenti al Ddl, che sono stati bocciati - ha spiegato Marazziti - miravano in pratica a fare del testo attuale un testo analogo a quello precedente lo stralcio della parte riguardante la più generale liberalizzazione della cannabis. Infatti, il Ddl attualmente all'esame è relativo solo all'uso terapeutico della cannabis. I primi emendamenti, invece, reintroducevano appunto nel testo sulla cannabis terapeutica anche gli altri aspetti relativi alla più generale liberalizzazione della cannabis». Il relatore della Commissione Giustizia, ha concluso Marazziti, «si è dunque dimesso a sostegno della necessità di un testo di legge che affronti la questione della liberalizzazione in modo ampio».

I paletti sulla produzione
Intanto i deputati hanno approvato alcune modifiche importanti ma che non stravolgono il senso del provvedimento. «Si tratta perlopiù di dettagli - spiega la relatrice del provvedimento Margherita Miotto - ma ci sono un paio di modifiche importanti nell'emendamento 6.21: in particolare si è previsto che nel caso in cui lo stabilimento chimico farmaceutico di Firenze - ora unico istituto autorizzato a produrre i farmaci a base di cannabis - non fosse in grado di soddisfare il fabbisogno nazionale di cannabis terapeutica, l'Organismo statale per la cannabis può autorizzare l'importazione di quantitativi di cannabis da conferire all'istituto di Firenze per la trasformazione e distribuzione. Inoltre nel caso sia necessario, il ministro della Salute, può autorizzare alla coltivazione uno o più enti o imprese, seguendo le buone pratiche fissate dall'istituto di Firenze».

Crediti Ecm per la formazione dei medici
Tra le altre modifiche approvate, la formazione sull'uso della cannabis entra nel sistema Ecm della formazione continua, ai sensi della legge 38/2010 su cure palliative e terapia del dolore. La Commissione nazionale per l'Ecm, disporrà infatti che l'aggiornamento periodico del personale medico, sanitario e sociosanitario sia realizzato attraverso il conseguimento di crediti formativi per acquisire una specifica conoscenza professionale sulle potenzialità terapeutiche delle preparazioni a base di cannabis. Il consenso in Affari sociali è stato abbastanza ampio, spiega Miotto. «Ma le dinamiche dell'Aula sono diverse - conclude la relatrice alla XII - e non so come voterà il Movimento 5 Stelle, che pure oggi ha approvato l'emendamento più importante. Quel che è certo è che centinaia di pazienti attendono che questa legge sull'uso terapeutico venga approvata. E bisogna pensare innanzitutto ai malati».

Ora la resa dei conti sarà in Aula
I deputati pentastellati per il momento restano critici: «Il disegno di Legge sulla cannabis che arriverà in Aula alla Camera nei prossimi giorni sarà monco. Ancora una volta i partiti hanno mercanteggiato al ribasso: l'unica parte che è sopravvissuta alle “potature” della maggioranza è quella relativa all'uso terapeutico. Si tratta certamente di un punto molto importante, vista la consolidata efficacia dei farmaci a base di cannabis nella terapia del dolore e per la cura di molte malattie, ma che tocca solo una parte limitata del fenomeno». Dal testo infatti sono rimasti completamente esclusi, aggiungono i deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Affari Sociali e Giustizia, «l'autoproduzione anche a fini terapeutici e i cannabis social club su modello spagnolo e il monopolio di Stato. La verità è che a prevalere è stata una visione politica e culturale retrograda sulla regolamentazione della coltivazione della cannabis ad uso personale che finisce con il fare un enorme favore alla criminalità organizzata. Che lo si voglia o meno, infatti, in questo modo viene alimentato un mercato illegale stimato in oltre 7 miliardi di euro all'anno che, tra l'altro, mette a rischio la salute dei consumatori dal momento che la marijuana venduta illegalmente viene spesso tagliata con sostanze pericolose». La resa dei conti ora sarà in Aula e se il provvedimento non sarà approvato di fatto i pazienti rischiano di pagare il prezzo più alto.

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