Vista da Palazzo Chigi la giornata di ieri assomiglierà a tante altre che ci saranno durante l’autunno. La situazione per Paolo Gentiloni è molto chiara: è il premier di un Governo di coalizione con il partito di Alfano e Mdp che alzeranno il tiro per centrare quella soglia del 3% - e anche dell’8% se resta il Consultellum - scritta nella legge elettorale. E quindi si deve barcamenare tra un attendismo sullo ius soli – su cui ieri è arrivato lo stop degli alfaniani – ma senza chiudere del tutto la porta alle pressioni del gruppo di Bersani e del Pd. Ma soprattutto dovrà fare qualche apertura sulla legge di bilancio che è il terreno scelto dalla neo forza politica nata dalla scissione con Renzi per marcare una distanza con il loro ex partito. Un incontro con Mdp è già in agenda, forse sarà la prossima settimana visto che oggi Gentiloni sarà a Lione per il bilaterale con la Francia e venerdì a Tallin.
Con il suo stile, senza alcuna enfasi, riceverà il gruppo di Mdp a Palazzo Chigi per discutere le misure della legge di bilancio che comincia la sua marcia con il voto sulla nota di aggiornamento al Def mercoledì prossimo. Colloqui tecnici ci sono già stati all’Economia, ma il faccia a faccia sarà un «gesto pubblico», come dicono nell’entourage del premier, per legittimare come interlocutore politico ben distinto il partito di Speranza, che farà campagna tutta sui temi del lavoro e dell’economia. Sempre ieri, oltre l’altolà di Alfano sullo ius soli, c’è stato infatti l’inciampo in commissione Difesa al Senato dove la maggioranza è andata sotto proprio per un emendamento di Mdp. Piccoli segnali senza che al momento sia in previsione uno strappo vero durante quella sessione di bilancio che incrocia la campagna elettorale per il voto siciliano e contemporaneamente pure le votazioni sul Rosatellum 2.0, previsto nell’Aula di Montecitorio dal 10 ottobre.
È questo imbuto che rende necessario calcolare i prossimi passi parlamentari con prudenza: perché se la nuova riforma elettorale andrà in porto, con i collegi uninominali che arriveranno, sia Mdp che il Pd dovranno mettere in conto una qualche forma di alleanza o di desistenza per non regalare la vittoria al centrodestra.
Insomma, anche se il Governo è al rush finale, l’autunno non sarà una strada in discesa, liscia e dritta ma avrà un calendario complesso che sarà ben studiato da Gentiloni impegnato a chiudere la sua missione con l’approvazione di una legge di bilancio in linea con quanto concordato con l’Europa. Lui vuole consegnare alla campagna elettorale e soprattutto alla nuova legislatura, un’eredità fatta di conti più in ordine e di una prospettiva di crescita migliore che in passato e quindi ora continua a spegnere i fuochi sullo ius soli e a trovare una forma di mediazione sulle misure della manovra aspettando il vero momento di rischio. Che è appunto una data dell’autunno cerchiata in rosso: il 5 novembre, giorno delle elezioni siciliane.
Quel voto diventerà un po’ lo spartiacque della fine della legislatura: distribuirà vittorie e sconfitte, accenderà i riflettori sul Pd di Renzi e sugli altri partiti della maggioranza - Alfano e Mdp - che cominceranno a prendere le misure sulla soglia del 3% (o dell’8%) mentre la legge di bilancio non avrà ancora finito la sua corsa parlamentare. E a Gentiloni toccherà rendere “tiepido” un autunno su cui si potrebbe alzare la temperatura tra alleati di Governo sempre più avversari politici.
© Riproduzione riservata