L’Italia non è su un sentiero di sviluppo sostenibile e la ripresa economica, da sola, non risolverà i problemi che pongono l’Italia tra i Paesi europei con le peggiori performance economiche, sociali e ambientali. Il nostro Paese è indietro su povertà, disoccupazione, disuguaglianze, degrado ambientale, mentre registra un miglioramento nei campi dell'educazione, della salute e dell'alimentazione, pur restando lontano dagli Obiettivi di sviluppo
sostenibile che riguardano questi temi. Inoltre, l'Italia è in ritardo nell'adozione di strategie fondamentali per garantire il benessere e un futuro alla generazione presente e a quelle che verranno, come quelle relative all'energia, alla lotta al cambiamento climatico ed economia circolare.
Obiettivi di sviluppo sostenibile a rischio
Non solo. Se non si transiterà rapidamente verso un modello di sviluppo sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale l’Italia non riuscirà a raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals nell’acronimo inglese), né quelli che prevedono una scadenza al 2020 né quelli riferiti al 2030, come pure si è impegnata a fare sottoscrivendo l'Agenda 2030 dell'ONU il 25 settembre del 2015. Sono questi, in estrema sintesi, i messaggi e le proposte contenute nel Rapporto 2017 dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS)1, la più grande rete di organizzazioni (oltre 170) che si occupano di sostenibilità in Italia, nata all'inizio dell'anno scorso su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell'Università di Roma “Tor Vergata”. Il Rapporto, realizzato grazie al contributo di centinaia di esperti appartenenti alle organizzazioni aderenti all'ASviS, è stato presentato questa mattina alla Camera dei Deputati.
Le ricette dell’Asvis per lo sviluppo sostenibile
Il Rapporto contiene anche una valutazione degli interventi attuati dal Governo nel corso dell'ultimo anno in campo economico, sociale e ambientale, e propone le politiche da intraprendere nei prossimi mesi, cioè prima della fine della legislatura, e successivamente, per portare l'Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile. In particolare, suggerisce di completare l'iter di approvazione di leggi (consumo di suolo, gestione delle acque, ecc.) e di strategie (energetica, economia circolare, lotta ai cambiamenti climatici) cruciali per il futuro del Paese; dettagliare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e rendere operativa la sua governance; adottare provvedimenti urgenti per il raggiungimento dei 22 Target che prevedono una scadenza al 2020.
Giovannini: serve un profondo cambiamento culturale
«Urge un profondo cambiamento culturale. Per questo - ha sottolineato il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini - abbiamo creato strumenti innovativi di analisi per valutare la condizione dell'Italia rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e disegnare politiche integrate in grado di avvicinare il Paese a questi ultimi. La complessità e l’urgenza delle azioni necessarie richiede che la Presidenza del Consiglio assuma il coordinamento della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, trasformando il CIPE in ‘Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile', e che le forze politiche includano gli SDGs nei propri programmi elettorali». E ha aggiunto: «Auspichiamo anche che il Governo predisponga entro il 2017 Linee guida per le amministrazioni statali affinché applichino standard ambientali e organizzativi che contribuiscano al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile».
Stefanini: distanza dagli altri Paesi Ue ancora troppo ampia
«Il Rapporto ASviS conferma che, sebbene crescano nel mondo la consapevolezza della necessità di cambiare modello di sviluppo e le iniziative che spingono verso questa transizione, l'Italia è ancora molto distante da una condizione di sostenibilità economica, sociale, ambientale e istituzionale. Inoltre, molti dei provvedimenti presi nell'ultimo anno, pur andando nella giusta direzione, non assicurano la necessaria trasformazione del Paese in grado di rispettare gli impegni internazionali, come l'Accordo di Parigi», ha affermato il Presidente dell'ASviS, Pierluigi Stefanini, che ha aggiunto: «La distanza dagli altri Paesi europei resta troppo ampia e sono ancora troppo forti in Italia le disuguaglianze territoriali, socio-economiche e di genere».
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