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«Sono sempre stato ottimista sulla candidatura di Milano, lo sono ancora di più dopo questo primo passaggio; il nostro dossier ha le carte in regola e il confronto con le altre candidature lo sta dimostrando: ora, per esempio, sono meno preoccupato per candidature come Amsterdam o Barcellona». Il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, vede Milano sempre più lanciata nella corsa per ospitare la sede dell’Ema. Il rapporto della Commissione europea sulle diciannove candidature, secondo il leader degli industriali farmaceutici, inizia a diradare la nebbia degli equivoci geopolitici e delle effettive qualità degli altri concorrenti. «Qualche rischio è stato eliminato - spiega Scaccabarozzi -: credo ora sia chiaro a tutti, per esempio, che Bratislava non ha le carte in regola. Temevo molto Amsterdam - aggiunge -, ma ora mi fa meno paura perchè non ha la sede pronta: questa agenzia non può permettersi soluzioni temporanee, ha bisogno di continuità e di stabilità, non può permettersi di perdere i suoi collaboratori, deve potere riprendere a funzionare a regime immediatamente, una volta cambiata la sede». Appare attardata anche Barcellona, per ragioni legate alle pulsioni indipendentiste catalane.
Milano, secondo il leader di Farmindustria, è favorita «perchè soddisfa tutti i sei parametri, magari non può primeggiare in tutti, ma mediamente ha più punti di vantaggio rispetto alle altre città». A volere cercare un neo, nella presentazione della candidatura, si può rilevare che «affermare di potere contare su 1.500 posti letto, come si legge nella relazione - spiega Scaccabarozzi - è ridicolo. Forse c’è un errore, questo aspetto va messo a posto». In effetti il confronto con le altre candidature evidenzia un divario ampio in questo dato, anche se nella scheda italiana si precisa che la disponibilità è di 69mila posti letto, ai quali se ne aggiungono 30mila nell’area metropolitana. Il numero di 1.500 è riferito alla media di camere libere per notte (comunque superiore alle 350 richieste dall’Ema).
L’agenzia, oltre ad avere il compito di approvare i farmaci nuovi, si occupa anche della farmacovigilanza. «Proprio per questo - prosegue il presidente di Farmindustria - è un presidio delicato,e potrebbe avere una ricaduta positiva sulle attività di ricerca che già facciamo in Italia, per non parlare delle connessioni con lo Human Technopole». Scaccabarozzi ricorda che «negli ultimi anni le imprese farmaceutiche hanno sfruttato il ritrovato assetto di stabilità italiano. I dati di crescita nella produzione e nell’export sono significativi: siamo già hub europeo della produzione, ora possiamo diventarlo anche nella ricerca, grazie a un valore delle pubblicazioni scientifiche rilevante».
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