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Quando si fanno le riforme i risultati arrivano

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lettera al direttore

Quando si fanno le riforme i risultati arrivano

Caro Direttore,
la notizia diffusa dall’Istat di un ulteriore aumento dell’occupazione nel mese di agosto - portando a poco meno di un milione i posti di lavoro recuperati dal 2004 - ci offre l’opportunità di ribadire un concetto che andiamo ripetendo nelle tante assemblee che organizziamo nei territori e che ci farebbe piacere condividere con i suoi lettori. Tanto più che l’aumento di cui parliamo segue quello dei mesi precedenti e non può certo dirsi occasionale.E se, come ci ricorda l’indagine Pmi (Purchasing Managers Index) diffusa ieri, è l’intera eurozona a far segnare un andamento positivo dell’occupazione grazie all’espansione della produzione e degli ordini, l’Italia partecipa alla ripresa internazionale e i buoni risultati sono confermati dal sentimento d’imprese e famiglie il cui indice di fiducia è a livelli mai toccati negli anni della crisi.

Circolo virtuoso dell’economia
Nello stile della nostra casa, che è quello di valutare provvedimenti e non governi, è evidente che tutto questo è conseguenza di scelte ben precise di politica economica che hanno avviato quello che possiamo chiamare l’inizio di un circolo virtuoso dell’economia: più investimenti privati, più export e quindi più occupazione. Attivando così anche la domanda.

Interventi organici per la competitività delle imprese
È evidente che nella storia economica recente del Paese sono stati adottati e sono diventati parte di un intervento organico di politica economica, che sicuramente va completato, strumenti come il Jobs Act - con le sue regole e con la riduzione del cuneo fiscale che ha comportato -, il programma Industria 4.0 e il credito di imposta per la ricerca e lo sviluppo e tutta la gamma dei provvedimenti che si sono caratterizzati per la particolarità di premiare gli investimenti a beneficio della competitività delle imprese. Si è trattato di una scelta chiara: nessuno scambio con la politica, né scelta dei settori, ma interventi sui nodi di sviluppo del Paese. Questo ci permette di raccontare al Paese e ai nostri partner europei che il paradigma di pensiero di definire prima gli effetti che vogliamo realizzare nell’economia reale, poi individuare strumenti, quindi risorse, e intervenire sui saldi di bilancio, è la strada da continuare a seguire anche nella capacità di raccontare in termini oggettivi quanto sta accadendo: cause, strumenti di politica economica, effetti, ovvero più investimenti, più export, più occupazione.

Puntare sull’inclusione dei giovani
Questo ci fa dire che una politica per la competitività delle imprese esprime effetti nel Paese ai fini di occupazione e che attraverso una maggiore competitività delle imprese troviamo le nostre soluzioni, in un’idea della società dove la crescita è la precondizione per contrastare disuguaglianze e povertà. Questo ci fa dire che occorre continuare nella stagione riformista, a partire dalla prossima legge di bilancio, completando l’intervento organico di politica economica, attivando investimenti pubblici, semplificando e puntando a includere i giovani nel mondo del lavoro, nonché aprendo una grande stagione di riforme europee, per un Paese che sta dimostrando di saper fare i conti con le proprie potenzialità e non appiattirsi sul presente.

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