Un primo trimestre dell'anno un po' più brillante del previsto (+0,5% invece che +0,4% la crescita del Pil) e un secondo scorcio appena un filo ridimensionato (+0,3% invece che +0,4% tra aprile e giugno di cui sapevamo). Così l'Istat, attraverso i dati aggiornati sui conti economici trimestrali, ridefinisce il profilo dell'anno in corso per l'economia del nostro paese. E vi aggiunge, con le cifre della contabilità pubblica e dei comportamenti di spesa delle famiglie, la fotografia di un Paese nel quale nella media dei primi due trimestri dell'anno il rapporto fra deficit e Pil si colloca al 2,4 per cento, con un miglioramento di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2016, mentre l'avanzo primario si porta all'1,7 per cento (era stato pari a +1,4% nella media dei primi due trimestri 2016).
In pratica, la crescita economica, nonostante il leggero cambiamento del profilo temporale, si mantiene a una velocità d'incremento tendenziale dell'1,5 per cento, in linea con l'obiettivo di aumento del Pil fissato per quest'anno dal governo. Ma anche il target dell'indebitamento netto al 2,1 per cento per il 2017 appare assolutamente alla portata. La chiave di volta, naturalmente, è una ripresa che, nonostante la leggera decelerazione del secondo trimestre 2017, si mantiene robusta, come ci continuano a segnalare tutti gli indicatori qualitativi della congiuntura.
Gli italiani, ci dice l'Istat, hanno ridotto molto la loro propensione a risparmiare e ora sono più inclini a consumare perché hanno fiducia nella tenuta della ripresa, mentre ripartono gli investimenti e l'industria conferma il suo ruolo di motore principale del recupero in atto. Non basta: la revisione apportata dall'Istat sul valore del Pil nominale negli scorsi anni lascia il rapporto fra debito pubblico e Pil nel 2016 a quota 132%; dunque, per il 2017 sembra a tiro anche il traguardo previsto dalla Nota di aggiornamento del Def al 131,6 per cento.
Tutti questi risultati positivi, tuttavia, vanno consolidati negli anni prossimi, tenendo presente che gli alisei della ripresa economica, interna e internazionale, non soffieranno per sempre. E non dimenticando che anche la politica monetaria ultra-accomodante della Bce tornerà, prima o poi, verso la normalità. La sostenibilità delle finanze pubbliche nel tempo, la forza dell'impegno a garantirla, è destinata quindi a rimanere in primo piano anche in futuro. L'unica cosa che il nostro paese non può permettersi, come non si stanca di ricordare la Banca d'Italia, è di ignorare la vecchia regola di Domar che collega la dinamica del tasso d'interesse sul debito pubblico, la crescita dell'economia e l'avanzo primario dei conti dello stato.
© Riproduzione riservata