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Al G7 di Ischia sulla sicurezza arrivano i vertici di Google, Microsoft e…

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web e terrorismo

Al G7 di Ischia sulla sicurezza arrivano i vertici di Google, Microsoft e Facebook

La novità è assoluta: al prossimo G7 dei ministri dell'Interno, in programma a Ischia il 19 e 20 ottobre, per la prima volta al tavolo siederanno anche i vertici mondiali dei big data: Google, Microsoft e Facebook. In queste ore si va definendo l'agenda degli incontri nell'isola campana. Padrone di casa il ministro Marco Minniti, ci saranno i colleghi di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d'America. Presente anche commissario Ue per le migrazioni, Dimitris Avramopoulos, quello per la sicurezza, Julian King, e il segretario generale dell'Interpol Jurgen Stock.

La sfida della sicurezza con le grandi corporation
La storia del dialogo tra le autorità nazionali di pubblica sicurezza e i padroni mondiali dei dati on line è ormai lunga, fatta soprattutto di molti tentativi finora rivelatisi deludenti e infruttuosi. Nel frattempo i seguaci della jihad hanno preso pieno possesso del web per comunicare, mettere in circolazione la propaganda fondamentalista e, soprattutto, fare nuovi proseliti: modalità ormai standardizzata. La richiesta di collaborazione invocata più volte dagli Stati ai vertici delle grandi società di informatica farà così a Ischia un primo passo di dialogo internazionale al massimo livello politico e in una sede collegiale. La scommessa è difficile ma porta comunque avanti un processo, finora stentato, in uno scenario più condiviso e prestigioso. E' possibile che dopo questo G7 si definisca un nuovo incontro per consolidare il confronto intrapreso.

Sul tavolo il tema dei foreign fighters
Questo G7, del resto, è stato incentrato in gran parte sugli aspetti debordanti del terrorismo on line, dai cyber attacchi di questo genere alle diverse declinazioni della minaccia fondamentalista sviluppatesi nel web. Articolato in tre sessioni, l'incontro tra i ministri dell'Interno si focalizza il 20 ottobre prima sulla cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo. Con un particolare riferimento ai foreign fighters, i reduci dei combattimenti in Irak e Siria pronti a rientrare nei paesi d'origine o a raggiungere le proprie famiglie, spesso residenti in Europa. Proprio martedì scorso il ministro Minniti, in audizione al comitato Schengen, ha ricordato come «i reduci stimati in via di ritorno sono 25-30mila, provenienti da circa 100 Paesi». E non ha escluso che al confine sud della Libia «i percorsi dei trafficanti di esseri umani possono trovare punti di contatto con qualche reduce».

Cooperazione internazionale sempre insufficiente
Tema politico ma dagli effetti pratici di massima urgenza è quello di uno scambio, di gran lunga più ampio ed efficiente del livello attuale, delle informazioni antiterrorismo. E' la croce quotidiana dei nostri uffici della Polizia di Prevenzione e del Ros (raggruppamento operativo speciale) dell'Arma dei carabinieri, della Guardia di Finanza e del comparto intelligence del Dis, Aisi (servizio interno) e Aise (servizio esterno). L'Italia propone a più riprese sui tavoli internazionali il proprio modello Casa (comitato analisi strategica antiterrorismo), una struttura riunita al Viminale ogni settimana dove si mettono a fattor comune tutte le informazioni sulla minaccia e siedono tutte le forze di polizia e i servizi d'intelligence. Ma è uno schema, a quanto pare, quasi impossibile da esportare all'estero.

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